Viaggio intorno al tè, attraverso Sabrina, vi porta alla scoperta delle rose Noisettes e la ricetta della torta di mele Veja
Buon giorno cari amici di tè e di rose e grazie per l’interesse con il quale seguite questa rubrica un po’ insolita per un sito dedicato al tè. Spero che dai miei articoli precedenti si sia intuito che un legame tra la regina dei fiori e questa bevanda che amiamo tanto c’è. E’ un legame storico e geografico: le grandi madri delle piante che racconto, infatti, sono originarie della stessa area, tra Cina e India, da cui provengono la Camellia sinensis sinensis e la Camellia Assamica.
Le rose cinesi e le piante di tè, reperite da Robert Fortune e da altri cacciatori di piante, furono ‘acclimatate’ insieme nell’Orto Botanico di Calcutta prima di essere inviate verso l’Europa o messe a dimora nel Darjeeling e nell’Assam. La grande vastità di rose che, a partire dalla fine del 1700, si originò grazie all’incrocio tra le nuove arrivate dall’Oriente e le varietà in coltivazione da secoli nel Vecchio Continente, invasero i giardini inglesi creando una cornice di bellezza per i Garden Tea Parties dell’epoca vittoriana e edoardiana, consolidando sempre più nell’immaginario comune l’atmosfera di raffinata bellezza che fa da alone al tea time occidentale. Bere il tè in un giardino di rose evoca immediatamente un senso di pace e serenità. Ma del resto il legame estetico tra il tè e le rose è evidente anche sulle decorazioni di molti pregiati servizi da tè in porcellana che furono prodotti in epoca vittoriana. Sarebbe bello, in futuro approfondire anche questo tema, cosa ne pensate?
Ma torniamo alle rose! Oggi vi voglio raccontare una classe che amo moltissimo perché racchiude alcune delle più belle rose rampicanti mai prodotte, a mio avviso. Si tratta delle Rose Noisettes che, come le Bourbon, ci faranno viaggiare un po’ in giro per il mondo.
Rose Noisettes
Facciamo un salto indietro: ricordate la rosa Parson’s pink China (meglio conosciuta come Old Blush China)? La data ufficiale della sua introduzione in Europa è il 1793 e all’inizio del 1800 era già in coltivazione negli Stati Uniti, in particolare a Charleston (South Carolina). Ve lo dicevo che le rose, nel secolo dei lumi, viaggiavano veloci come le idee! Nel 1811, dall’incrocio spontaneo tra un esemplare di Parson’s pink e una Rosa Moschata nacque una pianta che attirò l’attenzione di John Champney, ricco proprietario terriero con la passione del giardino. Si trattava di una rosa con portamento rampicante che produceva mazzi di roselline (caratteristiche tipiche della R. Moschata) di un bel rosa chiaro con qualche tocco più scuro (i colori della Parson’s pink China). Champney donò i semi di questa nuova nata al suo vivaista di fiducia: Philippe Noisette, capo giardiniere del giardino botanico della Società di Medicina di Stato, che li mise in coltivazione, inviando alcune delle piante ottenute al fratello Louis, uno dei più noti vivaisti parigini dell’epoca, in quale nel 1814 le immise sul mercato con il nome: Noisette Carnée. Era nata una nuova classe di rose!
Famiglia interessante quella dei Noisettes, anzi dovrei dire dinastia. Figli del capo giardiniere di Luigi XVIII di Borbone, i due Noisettes e i loro 18 fratelli avevano l’orticoltura nel sangue: Louis aprì il suo vivaio a Parigi specializzandosi in piante rare e diventando uno dei principali fornitori di Giuseppina Beauharnais, mentre Philippe emigrò ad Haiti per poi spostarsi a Charleston, allora ancora colonia francese. Qui iniziò la sua carriera di vivaista di successo circondato dall’affetto della moglie, una ex schiava mulatta, e dei loro cinque figli. Alla sua morte, avvenuta nel 1835 la totalità dei suoi scritti botanici, dei semi e delle piante andarono ai fratelli Louis e Antoine.
L’eredità lasciata da Philippe e Louis al mondo dei giardini vive ancora oggi nelle bellissime rose che sono seguite alla Noisette Carnée, meglio conosciuta con il nome inglese Blush Noisette che vedete nell’immagine che segue:
Si tratta di una piccola rampicante che produce, senza sosta, mazzetti di roselline di un rosa delicato, quasi come il lieve rossore sulle gote una fanciulla.
Il portamento rampicante è la caratteristica di questa classe di rose, ottenute da incroci con rose tè e cinesi, ad esempio con la Park’s Yellow tea-scented China da cui ereditarono le tonalità del giallo. Oggi ne esistono un centinaio in coltivazione e sono tutte caratterizzate da tenui colori pastello, una buona resistenza alle malattie e un’ottima rifiorenza. Nel Roseto di Murta, le Noisettes adornano le antiche mura dipingendole con i loro toni delicati che fanno da contrasto con il grigio della pietra antica: un vero spettacolo per gli occhi a maggio in particolare.
Ed eccoci arrivati alla ricetta di oggi che traggo dall’ebook “Un tè in autunno” scritto dal gruppo L’ora del tè. Se volete riceverne una copia, scrivetemi, ve lo invio gratuitamente.
Questa volta ho scelto una torta di mele tratta dal ricettario di famiglia di una cara amica con la quale condivido la passione per la tutela del territorio e per la sua promozione, Roberta Petraglia.
Torta di Mele Veja
Ingredienti
250 gr Panna Fresca
1 uovo
50 gr di zucchero
1 Rotolo di pasta sfoglia
4 mele
30 g di nocciole sgusciate
Procedimento
Preriscaldare il forno a 140°C,stendere la pasta sfoglia nella tortiera e bucherellare il fondo per evitare che si gonfi. Sbucciare, detorsolare e affettare le mele, disporle sulla pasta. Tritare nocciole e zucchero, unirle alla panna e all’uovo sbattendo bene il composto e versarlo sulla pasta sfoglia. Infornare per circa 30 minuti. e portare a cottura (la crema si addensa e la pasta diventa dorata). Una volta sfornata, la torta va fatta riposare per una ventina di minuti
La Torta Veja è un dolce millefoglie alle mele, deliziosa e semplice da preparare. Tipica e originaria del Canton Ticino, è un classico nelle frugali serate svizzere, specie d’autunno e nel cuore dell’inverno, quando si accompagnata a tè con latte o caffè lungo, mentre d’estate la stagionalità ricopre questa torta di albicocche e l’accostamento a tè fruttato e fresco è frequente. La Veja deve essere piaciuta molto agli italiani che si trovarono a lavorare in Svizzera negli anni del boom economico, non è difficile trovare tra le ricette di famiglia questo dolce importato e scoprire, in qualche angolo di una credenza di emigranti rientrati in Italia, un samovar in rame o in acciaio, testimonianza di un’immersione mai dimenticata nella lenta e rituale sera del nord, in cui tè e tisane scaldano e profumano gli interni nella luce fioca.
Sabrina (IG garlands_of_hearts)
Le immagini delle rose sono tratte da http://www.rosetodimurta.it, progetto finanziato grazie alle attività de L’ora del tè in Liguria. Seguiteci!
Brava! Grazie, tante preziose informazioni
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Grazie cara Paola, sei davvero molto gentile!
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Profumo di Primavera! Grazie e grazie per la ricetta…si impara sempre perchè non ho mai usato la panna per la crostata. Un abbraccio e buona settimana!🥰😘👋👋
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Grazie, mi fa molto piacere! Buon weekend!
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