Viaggio intorno al tè, attraverso Sabrina, vi porta alla scoperta delle rose Bourbon e della ricetta Anushabur
Se avete una natura romantica, tutte le rose vi devono sembrare piene di poesia, e se una rosa ha avuto origine su di un’isola, la poesia deve essere doppia, dato che un’isola è di per se stessa romantica.”
Vita Sackville West
Le rose di cui vi parlo oggi appartengono ad una classe che porta il nome di una famosa dinastia di regnanti francesi, i Bourbon, e che è nata per caso, come le cose più belle, le amicizie più vere o tutte quelle piccole coincidenze della vita da cui poi crescono meravigliosi ricordi. Intorno al 1817, in un giardino rigoglioso dell’Isola di Bourbon, oggi Réunion, al largo del Madagascar, nacque un piantina vicino ad una siepe formata da rose damascene e Parson’s Pink China, la varietà introdotta dalla Cina nel 1793 di cui ho raccontato in precedenza. Un certo Monsieur Edouard Périchon notò questa piantina e la coltivò con cura fino a che vide sbocciare il suo fiore, rendendosi conto che si trattava di una nuova varietà di rosa a cui, in suo onore, venne dato il nome Rose Edouard.
Le ibridazioni naturali sono cosa comune in giardini ricchi di rose come, probabilmente era quello. Artefici di questa magia, sono gli insetti o, a volte, il vento che sposta il polline da un fiore all’altro, dando origine all’embrione di una nuova creatura. Ora, io di botanica ne capisco ben poco, ma quel che mi pare di aver intuito è che dalle ibridazioni spontanee o pilotate, nascono fiori che, pur mantenendo alcuni tratti delle piante madri, sono individui a sé. E così avvenne in questo caso. La nuova rosa, rifiorente come la Parson’s Pink di cui aveva anche lo stesso colore, ma ricca di petali e profumo come le damascene, attirò la curiosità del parigino Bréon, allora direttore dell’orto botanico locale che ne inviò i semi al prestigioso collega Jaques, giardiniere del Duca d’Orléans, il quale riuscì a farli germogliare, battezzando Rosier de l’Ile de Burbon il primo esemplare ufficiale di questa nuova classe che discende dalle rose cinesi e che, con i suoi fiori opulenti, ricchi di petali e di profumo, contese alle rose tè il primato nei cuori degli appassionati in epoca vittoriana.
La domanda che mi è sorta nella mente la prima volta che ho letto questa storia è stata: ma come mai la Parson’s Pink China era già sull’isola di Bourbon nei primi decenni del 1800? Le spiegazioni possono essere molteplici ( e forse su qualche libro che non possiedo la risposta c’è già, nel qual caso fatemela sapere) così, facendo qualche ricerca sulla storia di quest’isola bellissima sono giunta a tre possibili spiegazioni.
Prima di tutto, la posizione di Réunion mi ha immediatamente richiamato alla mente le rotte dei velieri delle Compagnie inglesi delle Indie orientali di fine ‘700 e cercando una cartina da allegare a questo post, mi sono imbattuta nel blog di Cristiana, che ringrazio per avermi permesso di citarla in quanto autrice di questo interessante articolo corredato da una foto molto significativa (https://www.cuorilievi.org/la-compagnia-delle-indie-e-il-museo-di-port-louis/)
Quando è come arrivano le Parson’s Pink China nell’isola di Bourbon?
Dunque i velieri della Compagnia Francese di ritorno dalle Indie Orientali e dalla Cina facevano tappa proprio su quest’isola che ne era la sede nell’Oceano Indiano. E’ possibile, dunque che questa rosa cinese avesse attirato l’attenzione non solo degli inglesi, ma anche di un qualche botanico francese imbarcato su un veliero o di un membro dell’equipaggio che la introdussero sull’isola? O forse, più banalmente, la rosa arrivata in Inghilterra nel 1793 fu inviata in Francia per la collezione dell’Imperatrice Giuseppina e poi portata nella colonia da un qualche funzionario o amministratore amante delle rose?
Un’altra possibilità mi è suggerita ancora dalla storia di Réunion, oggi dipartimento francese d’oltreoceano, che durante le guerre napoleoniche fu ceduta agli inglesi per poi tornare sotto la dominazione francese nel 1815. La rosa in questione potrebbe, dunque, essere stata introdotta sull’isola dai nuovi colonizzatori? Porsi delle domande e cercare di capire come le rose e le varie piante sono state introdotte in un determinato territorio fa parte del fascino della loro storia: in alcuni casi si conoscono le risposte, in altri si può andare per tentativi, come spesso mi diverto a fare io.
La colonia di Bourbon era utilizzata dai francesi soprattutto per la coltivazione del caffè e della canna da zucchero, ma certamente anche il tè passò di qui ed ecco, allora che rose e tè tornano ad intrecciarsi nel loro percorso verso l’Europa.
Le rose Bourbon furono sviluppate attraverso ibridazioni con rose cinesi e rose tè fino a comprendere circa 1500 varietà che oggi si possono in gran parte vedere in un luogo particolare: il Monastero francescano di Kostanjevica presso Nova Gorica (Slovenia), dove sono sepolti Carlo X e altri esponenti della dinastia reale francese. Il roseto dell’abbazia è la seconda collezione in Europa di rose Bourbon dopo Le Roseraie de L’Hay a Parigi. Vi lascio un link dedicato nel caso vogliate approfondire e inserire questa località tra i vostri desideri di viaggio. Io sicuramente lo farò! (https://www.novagorica-turizem.com/ita/destinazioni-ed-eventi/cultura-e-natura/2012051514453075/Le-Rose-di-Borbone/)
Anche il Roseto di Murta ospita alcune Rose Bourbon perché sono strettamente imparentate con le rose cinesi che sono il cuore della collezione e anche nel mio giardino di casa ne ho alcune varietà che mi sorprendono sempre con le loro bellissime fioriture.
La fragranza delle rose Bourbon e il loro nome stesso, richiamano alla mente un altro prodotto per il quale il dipartimento francese è noto e cioè la vaniglia. Per la ricetta di oggi, mi sono dunque lasciata guidare dal profumo di questa spezia usata anche per aromatizzare uno dei tè che propone Barbara e che scelgo per accompagnare un dolce al cucchiaio della mia cara amica Carla Cervetto, compagna di sogni e progetti. Il marito di Carla, Noubar è di origini armene e questa è una ricetta della sua famiglia, molto adatta a questo periodo di festa.
Ricetta Anushabur
di Carla Cervetto
Ingredienti
125 g di orzo perlato
125 g di zucchero
100 g di uvetta
100 g di albicocche secche
0,25 dl di acqua di rose
Una manciata tra noci, mandorle e grani di melograno
Cannella q.b.
Procedimento
Lavare bene l’orzo perlato, metterlo a bagno in 1,5 lt d’acqua tiepida e lasciare tutta la notte in luogo tiepido.
Mettere sul fuoco la pentola con l’orzo mantenendo la stessa acqua; dopo una prima bollitura schiumare e abbassare la fiamma. Lasciar cuocere lentamente mescolando di tanto in tanto per due ore circa.
Fare sciogliere lo zucchero in una tazza di acqua calda, aggiungere all’orzo l’uvetta e le albicocche lavate e tagliate in quarti. Fare cuocere ancora per mezz’ora, sempre mescolando, sino ad ottenere la consistenza di un budino. Spegnere e lasciar intiepidire per un’altra mezz’ora. Aggiungere l’acqua di rose, mescolare delicatamente e versare in coppette singole o in una grande coppa. Guarnire con i gherigli di noce, le mandorle e i grani di melograno. Prima di servire spolverizzare con la cannella.
Buon anno nuovo amici di tè! Che sia un ricco di bellezza e serenità per tutti!
Sabrina
2 gennaio 2020
#iltèunisce #LOraDelTèeDelleRose #LOraDelTèInLiguria
Che bell’articolo! E… Non una, ma due destinazioni da inserire nei desideri di viaggio, perché sono andata subito a vedere qualcosa dell’Isola di Riunione! 🙂
Probabilmente visitare il roseto in Slovenia è più facile da organizzare. Aspettiamo dunque di uscire da questo incubo di pandemia e di riprendere il nostro stile di vita!
Buon anno nuovo!
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Grazie! Sono contenta di avrti dato ben due idee di viaggio. Spero anche io di andare a Nova Gorica presto, mi vedo già lì a passeggiare sotto cascate di rose profumate…speriamo di poterlo fare presto. Buon anno a te e ai tuoi cari!
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Buon anno e dita incrociate! 🙂
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Buongiorno Sabrina, grazie davvero di avermi citata in questo bellissimo articolo! Non so nulla di rose, ma per molti anni ho vissuto in una casa il cui giardino era un vero e proprio roseto. Mi ha fatto molto piacere imparare qualcosa di nuovo su questo fiore, che probabilmente ha viaggiato molto più di me!
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Grazie a te per avermelo permesso! Sì le rose hanno viaggiato e viaggiano in tutto il mondo da sempre. E, come il tè , uniscono. Che bello sapere del tuo giardino! Se hai delle foto e ti fa piacere condividerle io sono qui per raccontarne la storia!
Buona giornata.
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Grazie!!!!
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Grazie! Io ho invece cercato il roseto vicino a Parigi, e così ho scoperto che questa rosa è presente anche al Museo della Rosa Antica, in provincia di Modena, dove sono già stata, e dove spero tanto di tornare
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Grazie cara Paola! Seguo da tempo il Museo della Rosa Antica, non vedo l’ora di visitarlo! Baci
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è un incanto!
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Thanks for writiing
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Thank you Rose! Happy new year
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