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La Francia e le rose

Viaggio intorno al tè, nella figura di Sabrina curatrice de il Roseto di Murta, vi porta a scoprire la rosa Gallica e il dolce: Biscuits de Savoie ai mirtilli.

Nell’ultima tappa del nostro viaggio intorno alle rose abbiamo fatto un salto nel Regno Unito dove ha operato uno dei più noti ibridatori contemporanei: David Austin. Oggi, infatti, quando si parla di rose, la nostra mente immagina immediatamente i meravigliosi giardini inglesi curati da anziane signore con cappelli fioriti e tazze di tè fumanti che ritemprano il corpo e lo spirito.

Tuttavia, se si studia la storia della rosa, si scopre che, soprattutto nel 1800, il primato per la produzione di nuove varietà di questo fiore tanto amato era nelle mani dei francesi. Ma procediamo con calma, prepariamo la valigia e andiamo a Parigi, vi va?

‘Anais Segales’, Vibert

Alla corte di Giuseppina

All’inizio di questo mio percorso che intreccia rose e tè, vi ho raccontato dell’arrivo in Europa delle nuove varietà di rose orientali che rivoluzionarono totalmente la floricultura occidentale. Queste bellezze orientali, approdarono a fine ‘700 nei porti sul Tamigi a bordo dei Tea Clippers della Compagnia delle Indie che portavano in occidente tè e porcellane. Furono, dunque, i cacciatori botanici inglesi a introdurle in Europa e i primi tentativi di acclimatazione delle nuove rose furono fatti in prestigiosi luoghi quali i Kew Gardens. Tuttavia, solo quando le preziose rose cinesi riuscirono ad attraversare il Canale della Manica trovarono il clima ideale per prosperare e per dare origine ad una moltitudine di gruppi orticoli che fecero del 1800 il secolo delle rose. Un ruolo decisivo nel dare avvio alla così detta ‘Rosomanie‘ fu l’Imperatrice Joséphine Beauharnais in Bonaparte che riuscì ad ottenere le rose orientali dai vivai Kennedy di Londra, convincendo Napoleone a concedere un permesso speciale per il loro trasporto sulla Manica dove era in vigore il blocco navale. Joséphine collezionava rose e altre specie botaniche nella tenuta La Malmaison che divenne un punto di riferimento per appassionati e vivaisti.

‘Belle sans flatterie’ Dupont 1820

A me piace immaginare l’Imperatrice seduta tra le sue rose mentre sorseggia tè con i suoi ospiti, naturalmente, e non credo di essere lontana dalla realtà. Il giardino della Malmaison divenne non solo un centro culturale, ma anche un prezioso luogo di conservazione e distribuzione delle nuove varietà che l’Imperatrice amava regalare agli amici. Tra i vivaisti parigini che rifornivano il giardino dell’Imperatrice, André Dupont ebbe un ruolo cruciale, diventando fonte di ispirazione per uno dei maggiori creatori di rose francesi del 1800, Jean-Pierre Vibert. Ferito durante l’assedio di Napoli del 1806 da parte delle truppe napoleoniche in cui era arruolato, Vibert tornò a Parigi per aprire una bottega di ferramenta proprio nei pressi del vivaio di Dupont. Lì iniziò ad appassionarsi alle rose e conobbe Jacques-Louis Descement, forse il primo vivaista europeo a praticare le ibridazioni assistite (prima ci si affidava al caso e al lavoro degli insetti). Con la caduta dell’Impero nel 1815 e l’arrivo delle truppe inglesi a Parigi, Descement che con Napoleone simpatizzava, fu costretto all’esilio. Vibert acquistò tutte le sue proprietà compreso il vivaio con le piante da lui ottenute. Fu l’inizio di una carriera sorprendente che regalò alla Francia e, poi, al mondo centinaia di rose di ogni genere, anche molte cinesi, Bourbon e Noisettes. Le rose di cui vi voglio raccontare oggi sono le preziose Rose Galliche che in Francia sembrano avere avuto origine e al cui sviluppo Vibert diede davvero un grande impulso.

‘Empresse Joséphine’, Jean-Jacques Descement, prima del 1815

La rosa Gallica

Di origini molto antiche, Rosa gallica ha una storia densa di mistero. Detta anche Rosa dei magi era conosciuta secoli prima di Cristo. Il greco Teofrasto non la cita nei suoi scritti quindi si presume che nel 200 a.c non fosse ancora nota in Grecia. A Roma, invece, viene citata nelle opere di Plinio il Vecchio come ‘bottino di guerra’ proveniente dalla Gallia e in particolare della zona di Provins, un villaggio nei pressi di Parigi dove era coltivata in abbondanza. L’origine esclusivamente francese di questa specie non è del tutto certa anche perchè pare essere autoctona di varie zone dell’Europa centrale e dell’est, ma anche di Turchia e Caucaso. Possiamo, però, affermare che, con la Rosa canina, questa è la rosa spontanea della nostra Europa, quella che regnava sovrana in boschi e giardini ben prima dell’arrivo delle nostre Cinesi.

Rosa gallica officinalis

Una rosa molto apprezzata per la sua qualità ornamentale sia all’epoca dei Romani (grandi amanti dell’essenza di rosa) che nel Medioevo. Questa era la rosa coltivata nei Monasteri e poi nei Giardini dei semplici, i primi orti botanici, con scopo medicinale e alimentare. In particolare Rosa gallica officinalis, porta nel suo nome l’uso erboristico che di questa rosa si faceva nell’antichità. Questa è la varietà che si identifica nella storica ‘Rosa rossa dei Lancaster‘, protagonista della guerra per il trono inglese.

‘President de Sèze’, Mme Hert 1836

I secoli d’oro della Rosa gallica furono il 1700 e i primi decenni del 1800 quando, in Francia ne furono prodotte centinaia soprattutto dai già citati Descement e Vibert, considerato il Re delle rose galliche per la quantità di varietà da lui introdotte sul mercato europeo. Purtroppo, a causa della fioritura unica che avviene a partire da fine maggio, con l’arrivo delle rose orientali sempre in fiore, lentamente queste bellezze aristocratiche furono a poco a poco soppiantate nei giardini dalle nuove varietà che ho più volte raccontato. Oggi le si trovano nei giardini dei collezionisti più raffinati che non temono di ospitare la loro unica fioritura primavera: le rose galliche sono signore aristocratiche che non da tutti, ormai, sono capite. Oggi vogliamo giardini sempre in fiore e, a volte, ci sembra di sprecare spazio se coltiviamo piante non rifiorenti. Ma volete mettere la gioia dell’attesa? Noi che le amiamo, aspettiamo per un anno intero che ci concedano la loro bellezza e il loro profumo e quando dischiudono i petali passiamo letteralmente ore ad ammirarle per imprimere nella memoria la magia antica che sanno regalare. Una appassionata collezionista di rose, tra cui molte varietà di ibridi di R. Gallica è la mia amica Maria Cristina Montanini che ha creato un meraviglioso roseto sulle colline di Modena. Recentemente ha aperto un delizioso B&B, in provincia di Modena, dal nome evocativo: Rose in collina. Maria Cristina mi ha donato diverse varietà di R. Gallica che ho messo a dimora nel bosco della Via delle Rose. Le foto che vedete sono tratte dal suo archivio personale, la ringrazio per averle concesse.

Louis-Joseph-Ghislain Parmentier, 1845

Biscuits de Savoie ai mirtilli

Il primo tè di maggio nel mio giardino!

La tappa del nostro viaggio, oggi, ci ha portati tra le rose di Francia del primo 1800. Non posso, quindi, che scegliere una ricetta francese per accompagnare l’ora del tè di questo maggio. Quando pensiamo al rito del tè, la nostra mente vola oltre Manica, ma bisogna dire che anche i francesi se la cavano bene nell’arte del ricevere con la nostra bevanda del cuore. Oggi ho scelto un dolce molto semplice, leggero e dal sapore inconfondibile: I biscuits de Savoie, una ricetta antichissima originaria dell’Alta Savoia che bene si accosta a qualsiasi tipo di tè, scelto magari tra quelli neri che propone il prestigioso marchio Mariage Frères dal 1854 di cui vi ha parlato Barbara nel suo articolo: Il tè in Francia, storia di Mariage Frères.

Ingredienti:
4 uova
120 g di zucchero
100 g di farina 00
30 g di fecola di patate
scorza di limone qb
fior di sale qb
1 h di mirtilli

Procedimento:
Unire le uova allo zucchero, alla scorza di limone e a un pizzico di fior di sale. Montare il tutto con le fruste fino ad ottenere un composto spumoso e chiaro. Incorporare la farina setacciata molto lentamente, con movimenti rotatori dal basso verso l’alto. Imburrare e infarinare bene 15 stampini per cupcakes e mettere i mirtilli sul fondo. Aggiungere, poi, il composto e far cuocere per circa 15 minuti in forno preriscaldato a 175°C. Trascorso il tempo e controllata la cottura, abbassare la temperatura a 165°C e lasciare asciugare in forno ancora per 5 minuti.

Buon tè!

Sabrina
11 maggio 2024

Blog: Roseto di Murta
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8 pensieri su “La Francia e le rose

  1. Bellissime foto e molto interessanti le varie descrizioni delle rose, ottimo articolo. Da domani sul mio blog comincerò anch’io a parlare delle rose, quelle del roseto di Murta, non saranno però descrizioni dettagliate come le tue, ma solo un invito a visitare questo bel roseto. Invito anche i tuoi lettori a leggermi…🤗👍👍👍👍👍👍😉😊😊😊😊

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      1. Non ho fatto nessuna modifica a livello di “tecnologia”. Speriamo bene.Questo commento è andato a buon fine? Fammi sapere e buona giornata fresca fresca, adatta per un buon profumato tè! A presto.🤗👋👋

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