Viaggio intorno al tè, nella figura di Sabrina, vi porta a scoprire le rose della Nuova Zelanda, del tè e della Victoria Sponge dedicata al al Giubileo di Platino
Il nostro viaggio intorno alle rose, questo mese, prende la rotta verso l’emisfero australe. Navighiamo nel cuore del Commonwealth tra Australia e Nuova Zelanda dove si trova una comunità di amanti delle rose (e del tè) molto attiva.
Il viggio delle rose verso la Nuova Zelanda
Il genere Rosa è nativo dell’emisfero Nord, furono quindi i coloni europei a introdurre e diffondere nelle isole dell’arcipelago neo zelandese alcune varietà che ben si adattarono al suo clima e al suo terreno, garantendo così il successo nella loro coltivazione in giardini e parchi. Molto interessante, come sempre, tentare di ricostruire il viaggio delle rose che, in questo caso, iniziò subito dopo il 1769, anno in cui il Capitano Cook sbarcò In Nuova Zelanda, prendendone possesso in nome della Corona Inglese che ne fece una delle sue colonie più preziose. Come nel caso dell’Australia furono subito inviati militari, galeotti (incaricati di costruire le infrastrutture necessarie all’arrivo dei coloni) e missionari. Secondo quanto scritto sul sito della Heritage Rose Society della Nuova Zelanda, furono questi ultimi a portare con sé piante di rose, in ricordo della casa che lasciavano e che non avrebbero mai più visto. Io trovo molto commovente l’immagine di queste persone che lasciavano tutto, ma che non rinunciavano a portare con sé una piantina della rosa coltivata nel giardino di casa, nella speranza che potesse mantenere vivo il legame con la propria terra. Pare che una delle prime varietà introdotte, tra l’altro, sia stata la rosa cinese ‘Slater’s crimson China’, una delle capostipiti di cui vi ho raccontato all’inizio del nostro viaggio tra le rose (Rose cinesi in viaggio verso l’Europa). Una discendente di quella varietà è ancora presente nel giardino della Kemp House eretta da una congregazione missionaria tra il 1820 e il 1821 e che è considerata l’edificio più antico del paese.
Da allora molte furono le varietà introdotte e, come nel caso delle isole Bermuda di cui vi ho già raccontato, per la maggior parte sono rose antiche non molto diffuse in Europa e là conservate con passione da amatori ed esperti che le considerano non solo un patrimonio botanico, ma anche una importante eredità identitaria della storia della colonizzazione. Interessante notare che, nel corso degli anni, dopo la costituzione della Heritage Rose Society nel 1980, molti cercatori di rose si sono messi in viaggio nelle campagne delle isole neo zeolandesi sulle tracce di rose perdute e ritrovate ai margini di vecchi giardini in abbandono, nei pressi di chiesette di campagna o in antichi cimiteri. Era, infatti, usanza comune dei coloni (anche americani) piantare una rosa nei pressi della sepoltura di un proprio caro.
Rose perdute e ritrovate
Per onorare la memoria di questa tradizione e delle rose ritrovate, vi porto nel piccolo cimitero di Pauatahanui, nei pressi della chiesa di Saint Albans nei pressi di Wellington la cui storia è molto simile a quella del nostro Cimitero di Murta. Edificato nel 1860 e abbandonato nel 1991, dopo un lungo periodo di abbandono è stato recuperato e trasformato in un roseto che ospita rose ritrovate. Nel tempo le varietà sono state classificate e, quasi tutte identificate, fornendo un catalogo interessante delle rose importate dall’Europa.
Oggi le rose antiche sono un po’ dimenticate anche in Nuova Zelanda, non solo qui da noi. Forse si pensa che diano troppo lavoro o che tutte non rifioriscano e quindi non valga la pena far occupare loro uno spazio del giardino. L’impegno della Heritage Rose Society, come anche del nostro Roseto di Murta è di farle conoscere, di incuriosire e magari di farle tornare nei giardini. Ne basta solo una per contribuire a conservare questo patrimonio botanico prezioso e ricco di storia e di storie da raccontare.
L’ora del tè per il Giubileo di Platino
In questi giorni, nel Regno Unito e nei paesi del Commonwealth si celebra il Giubileo di platino di Elisabetta II. Per onorarla, vi lascio la ricetta di una torta iconica per il tea time, la Victoria Sponge. La ricetta è ispirata a Miss Beaton che in epoca vittoriana era una vera a propria food blogger che insegnò le regole del bon ton della buona cucina alle signore della società borghese. Ce la regala la mia amica dell‘Ora del tè in Liguria Valeria Poggi
Victoria Sponge cake, di Valeria Poggi
La Victoria sponge cake, conosciuta anche come Victoria Sandwich, prende il nome proprio dalla regina Vittoria, che era solita gustarne una fetta durante i suoi tè del pomeriggio. Si tratta sostanzialmente di un pan di spagna che contiene lievito, con le dosi di una tipica “quattro quarti”. Varianti più recenti di questa torta hanno sostituito la farcitura tipica a base di confettura di lamponi con frutta fresca, mentre la parte cremosa può essere costituita da panna montata, crema pasticcera o crema al burro. Noi vi proponiamo una versione tradizionale, con confettura e crema al burro, da accompagnare con una buona tazza di tè darjeeling, per ricreare anche qui da noi quelle atmosfere un po’ British che ci fanno sognare.
Ingredienti (per una torta da 20 cm di diametro):
Per la torta:
225g di burro a temperatura ambiente più un altro po’ per imburrare le teglie
225g di zucchero
225g farina autolievitante (oppure aggiungere una bustina di lievito alla farina 00)
4 uova grandi
Per la farcitura:
Confettura a scelta q. b. (la tradizione vorrebbe marmellata di lamponi o frutti di bosco)
Panna montata q. b. oppure crema al burro.
Per preparare la crema al burro:
100 g di burro morbido
200 g di zucchero a velo
Per preparare questa torta l’ideale sarebbe avere a disposizione due teglie uguali da 20 cm di diametro, a cerniera o con fondo estraibile. In alternativa è possibile cuocere tutto l’impasto in un’unica teglia e successivamente tagliare la torta fredda a metà, ma tale procedimento è più rischioso e la torta potrebbe non lievitare a sufficienza.
Riscaldate il forno ventilato a 170 gradi.
Mettete nel mixer il burro, la farina (se non usate quella autolievitante aggiungete anche la bustina di lievito), lo zucchero e le uova. Mescolate gli ingredienti a bassa velocità per un paio di minuti. L’impasto sarà pronto quando sarà ben liscio e fluido.
Prendete le due teglie, rivestite il fondo con carta forno e imburrate i bordi. Riempite le teglie con un’uguale quantità di impasto e livellatelo bene.
Infornate e cuocete per circa 30 minuti. Le torte saranno pronte quando si staccheranno bene dai bordi, ma fate comunque la prova dello stecchino. Non aprite il forno prima che siano trascorsi almeno 20 minuti di cottura, altrimenti le torte potrebbero sgonfiarsi, ma fate attenzione a non cuocerle troppo, altrimenti diventeranno dure.

Lasciatele raffreddare per una decina di minuti, poi rimuovete le torte dagli stampi e lasciatele raffreddare definitivamente su una gratella. Nel frattempo, ammorbidite la confettura mescolandola bene in una ciotola.
Se desiderate farcire la torta con la crema al burro, preparatela sbattendo il burro morbido inel mixer o in una ciotola, fino a renderlo molto soffice. Aggiungete 100 g di zucchero a velo e sbattete ancora, fino ad avere un composto liscio. Aggiungete gli altri 100 gr di zucchero e un cucchiaio di latte e sbattete ancora. Aggiungete il secondo cucchiaio solo se il composto vi sembra troppo duro, dovrete ottenere una crema solida ma morbida.
Quando le due torte saranno raffreddate potrete assemblare la Victoria sponge cake. Capovolgete una delle due torte sul piatto di portata e spalmatela con la confettura ammorbidita, poi aggiungete la parte cremosa, o la panna montata o la crema al burro, che potrete spalmare o distribuire sulla superficie con l’aiuto della sac a poche. Ponete l’altro disco di torta sulla farcitura, questa volta senza capovolgerlo, e cospargete la superficie con lo zucchero a velo.
Buona ora del tè e Dio salvi la Regina!
Sabrina Masnata
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Blog: Roseto di Murta
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2 pensieri su “Rose della Nuova Zelanda”