Le rose dei pionieri

Viaggio intorno al tè, nella figura di Sabrina di Garlands of Hearts, ci porta a scoprire le rose nel Far West e le Vanity cakes

Il viaggio con le rose all’ora del tè oggi ci porta nel Far West, alla fine del così detto ‘Oregon Trail‘, la pista dell’Oregon che tra il 1841 e il 1869 fu la via privilegiata per le carovane di pionieri che si trasferivano verso Ovest alla ricerca dell’oro e di una vita migliore.

La storia non è molto diversa da quelle che vi ho raccontato nei miei articoli precedenti come quello sull’Australia e sulla Nuova Zelanda: storie di migranti e di colonizzatori che lasciavano la terra nativa per costruire letteralmente un nuovo mondo altrove. I pionieri, uomini e donne coraggiosi che intraprendevano lunghi viaggi in territori per lo più sconosciuti, partivano con il sogno di potere presto costruire una nuova casa e, intorno ad essa, un nuovo giardino. Tra i pochi bagagli che il piccolo carro consentiva di portare con sé, c’erano sempre semi: piccole speranze di prosperità che venivano custodite con cura. Molte sono le storie di donne, soprattutto, che portavano anche fiori e rose, spesso custodite all’interno di una patata per garantirne la sopravvivenza grazie al rilascio di sostanze nutritive e umidità. Dopo la costruzione della nuova dimora, le rose venivano piantate vicino alla porta e alle finestre, per poter godere della loro bellezza e del loro profumo il più possibile.

Oregon trail Heritage rose garden

Anche se la maggior parte delle abitazioni costruite dagli uomini e dalle donne della frontiera sono ormai scomparse, la presenza di rose antiche su terreni abbandonati indica che quelli, con ogni probabilità, erano i poderi conquistati con sacrificio da una di queste coraggiose famiglie ed è in queste aree dismesse che i rose rustlers, i cacciatori di rose, vanno in missione per ritrovare le varietà portate ad Ovest dai pionieri. Alla fine della pista dell’Oregon è stata realizzata la riproduzione di un giardino tipico dell’epoca con orto e roseto per la realizzazione del quale i ricercatori hanno visitato, appunto, vecchie proprietà in abbandono o hanno contattato i discendenti dei primi abitanti della zona per avere da loro talee delle rose arrivate, di generazione in generazione fino ad oggi. Per maggiori informazioni questo è il sito del museo: End of the Oregon Trail Pioneer Garden.

‘Oregon trail rose’

I cimiteri i musei delle rose antiche

Come già visto nelle tappe precedenti, i cimiteri sono spesso una fonte molto importante per reperire rose antiche. Se non è possibile risalire all’identità della rosa, le si attribuisce il nome della persona che riposa nella sepoltura adiacente, come nel caso di questa bellissima varietà battezzata ‘Charles Burns’ che si trova nel Cimitero dei Pionieri di Eugene, sempre nell’Oregon.

‘Charles Burns’
Rosa muscosa nel Cimitero di Eugene

Luogo privilegiato per il ritrovamento di rose ‘abbandonate’ è la bellissima cittadina californiana di Mendocino, al confine con l’Oregon. Scommetto che l’immagine vi ricorda qualcosa, vero?

Mendocino, California

Avete indovinato! E’ la Cabot Cove di Jessica Fletcher: le scene in esterno sono girate qui, non nel Maine! Lo so…..Sono rimasta sorpresa quanto voi! Tornando alle rose, questa location stupenda ne è piena. Sono state piantate a inizio ‘900 da una signora appartenente ad una fortunata famiglia che nell’Ovest trovò davvero la fortuna: Daisy MacCallum era una grande amante dei fiori e nelle sue proprietà, in gran parte perdute, piantò centinaia di rose che ancora oggi vengono individuate e identificate grazie ai suoi diari e ai cataloghi dei vivai da cui acquistava le piante e che sono state ritrovate nella biblioteca di una delle dimore ancora ben conservate che oggi è un Bed&Breakfast.

La casa di Daisy MacCallum a Mendocino
La rosa ritrovata a Mendocino e inizialmente chiamata: ‘MacCallum yellow tea’
poi identificata come ‘Etoile de Lyon’

Rose Eglantine

Scrivendo questa storia, ancora una volta, mi colpisce il legame che da sempre si instaura tra una rosa e chi la coltiva, legame che non può essere spezzato da una partenza, così si finisce con il portare quel fiore con sé, ovunque conduca la strada. Non vi annoio con i tanti nomi delle varietà che viaggiarono lungo la pista dell’Oregon, mi preme, però, precisare che il genere rosa è diffuso in America del Nord con diverse specie spontanee che crescono nelle praterie, nelle zone montuose e collinari. In questo articolo tratto, invece, di piante per lo più ottenute o nate spontanee in Europa, alcune delle quali furono introdotte fin dai tempi dei Padri Pellegrini. Tra di esse cito solo la ‘Eglantine‘, spesso nominata nelle opere di Shakespeare che è in coltivazione nel End of the Oregon trail Rose Garden. L’enorme produzione di rose che invase in Vecchio Continente agli inizi del 1800 sconfinò oltre oceano grazie ai contatti tra appassionati, tra coltivatori e, come abbiamo visto, grazie ai viaggiatori. La costa est degli USA le accolse e da qui si diffusero fino al Pacifico con i pionieri e i ricchi colonizzatori che le portarono con sé o che se le fecero spedire in seguito.

‘Eglantine’

Laura Ingalls e le Vanity cakes

Parlando delle rose dei Pionieri, non posso che concludere con una ricetta per una ora del tè particolare. E’ tratta dai libri di Laura Ingalls Wilder una delle pioniere più famose al mondo grazie alla serie tv La casa nella prateria (link sito della casa-museo). Una donna molto interessante: scrittrice, giornalista, grande paladina della necessità di conservare le tradizioni. Potremmo definirla una blogger d’altri tempi. Nella serie di libri legati ai suoi ricordi di bambina, si può ricostruire la quotidianità della frontiera. Ma e Pa, i suoi genitori, amavano bere il che, in occasioni speciali, veniva dato anche alle bambine. Nel libro Sulle sponde del Plum Creek da cui sono tratti molti personaggi della serie TV, troviamo la ricetta che vi propongo oggi. Forse ricordate che in un episodio, le sorelle Ingalls invitano le amiche per una festa in campagna e offrono loro le Vanity cakes, frittelline molto semplici, ma gustose che ben si prestano per una merenda.

Vanity cakes tratte da: It’s all frosting

Vanity cakes di Caroline Ingalls

230 gr di acqua
120 gr di burro (Ma usa lo strutto)
460 gr di farina
2 uova + 4 tuorli (potrebbero non servire tutti, occorre valutare la consistenza dell’impasto. Consiglio di romperle solo se servono)
20 gr di zucchero (se si preferisce più dolce se ne può aggiungere a piacere)
1 pizzico di sale
Olio di semi per friggere le frittelle qb
Zucchero semolato o a velo per decorare qb

Versare l’acqua, il burro, il sale e lo zucchero in una casseruola e portare a ebollizione. Togliere dal fuoco e aggiungere la farina, mescolando per bene fino a che il composto sarà ben amalgamato. Trasferire l’impasto nella ciotola della planetaria e lasciare raffreddare. Incorporare, poi, le uova una alla volta: prima quelle intere e poi i tuorli. Potrebbe non essere necessario usarle tutte. Quando si ottiene un composto liscio e omogeneo, la preparazione è terminata.

Mettere l’olio in una pentolina con il bordo alto e portarlo a temperatura. Aiutandosi con due cucchiai, occorre ora formare palline con il composto e metterle nell’olio bollente. Saranno pronte quando avranno un bel colore dorato.

Servire i Vanity cakes caldi dopo averli spolverate di zucchero semolato o a velo.

“Tortine della vanità – disse Ma – perché sono belle gonfie, ma all’interno sono completamente vuote”

Da Sulle sponde del Plum Creek di Laura Ingalls Wilder

La ricetta e la foto sono tratte dal blog It’s all frosting.

Sabrina
27 luglio 2022
#loradeltèedellerose #rosetodimurta #iltèunisce

IG: Garlands of Hearts
FB: Garlands of Hearts
Blog: Garlands of Hearts
Blog: Roseto di Murta

2 pensieri su “Le rose dei pionieri

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