Il tè in Mongolia

Viaggio intorno al tè ti porta a scoprire la tradizione del tè in Mongolia, il süütei tsai 

E’ da un po’ che vi volevo parlare di come viene bevuto il tè in Mongolia e, visto il recente viaggio del Papa, quale occasione migliore per farvi conoscere la Mongolia?

Chi mi segue da un po’ di tempo, sa che di tanto in tanto scrivo articoli sulla cultura del tè nei vari Paesi e anche in Mongolia bere il tè è una vecchia tradizione.

Nel caso in cui ti fossi perso gli altri articoli eccoli qua, è sufficiente cliccare sopra dove cambia il colore e si apre in automatico l’articolo che puoi leggerli dopo che hai finito di leggere questo, magari anche lasciandomi prima un commento che fa sempre piacere avere un riscontro su quello che faccio. In primis vi ho parlato della non cultura del tè in Italia, poi della cultura del tè alla menta in Marocco, poi ho parlato del tè in Afghanistan, della cultura del tè in Tibet, del Po Cha, del Chai tea che si beve in India e, recentemente, del Kasmiri Chai ovvero del tè bevuto nel Kasmir.

E’ doveroso fare una premessa: l’articolo è lungo, non è stato semplice riassumere la storia. Grazie per prenderti il tempo per leggerlo perché ti porto a fare un viaggio e, come ogni viaggio, si imparano nuove cose. Inoltre, ti parlo anche di due film di cui uno che esce prossimamente.

La Mongolia

Prima di iniziare a parlare del tè della Mongolia è giusto parlare prima del Paese.

La Mongolia si trova nell’Asia centro-orientale. Confine a Nord con la Federazione Russa e a Sud con la parte cinese del deserto del Gobi. E’ un Paese prettamente con un’altitudine elevata, sopra i 1000 m.s.l.m.

Il Paese è stato sempre abitato da varie tribù nomadi tra cui gli Xiongnu (209 a.C.) a cui i cinesi si dovettero difendere dalle loro invasioni e da quelli degli Unni, popolazione della Siberia meridionale, costruendo la Grande muraglia che non si rivelò sempre efficace. Ricordo che venne fatta costruire nel 215 a.C. da Qin Shi Huang, primo imperatore della dinastia Qin, lo stesso che fece costruire l’Esercito di terracotta.

La popolazione una volta era nomade pastorale e ora una una parte ha conservato questo genere di vita. La densità di popolazione è estremamente bassa.

Impero di Gengis Khan 1227 e viaggio di Marco Polo – foto di DigInsegno

Il nome mongolo in origine designava una piccola tribù. Con il nome di Tatari (in occidente Tartari) viene indicato il gruppo principale delle tribù mongole.

Il popolo mongolo con Genghiz Khān (1167/1227) fondò nel 13° secolo un grande impero esteso dalla Cina all’Asia e il Vicino Oriente arrivando a dominare anche parte dell’Europa orientale. La sua sovranità venne riconosciuta nel 1206 e da lì iniziò la conquista della Cina del Nord con la caduta di Pechino nel 1215. Poi vennero presi gli Stati musulmani dell’Asia Anteriore 1221).

Quando Genghiz Khān morì le conquiste continuarono con il figlio Ögödei (1186-1241) arrivando a prendere la Cina a Est e la Russia a da Sud a Ovest. Il nipote di Genghiz Khān, Hūlāgū, sottomise nel 1256 la Persia e nel 1258 conquistò la capitale dell’attuale Irak, Baghdād ponendo fine al califfato. Protesse i cristiani anche se lui era pagano, favorì la scienza e costruì un osservatorio astronomico a Maragheg, nell’Azarbaijain. Suo fratello Qūbilāy/Khubilai (1214-1294) conquistò il resto della Cina divenendone Imperatore e Gran Khān dei suoi generali. Da quel momento l’impero nomade di Genghiz Khān divenne sedentario cinese (dinastia Yuan). Nel 1267 Khubilai riportò la capitale a Pechino. Promuove le arti, la scienza e la filosofia. Marco Polo (1254-1324) si recò nel Catai proprio quando c’era Qūbilāy e lo incontrò nel 1275. Per la stima reciproca divenne agente di governo di provincie.

I mongoli, a dorso di cavalli e con archi, hanno saputo conquistare non solo la Cina come potete vedere in questa mappa

Mongolia Orkhon il fiume più lungo

Nel 1368 la dinastia Ming (1368-1644) prese il potere e la corte mongola scappò al nord inseguito dall’esercito Ming distruggendo la loro capitale Karakorum. Cominciò così il declino dell’impero mongolo.

Nel 1566 si convertono al buddismo tibetano e nel 1578 Seunam Gyamtso venne riconosciuto dall’imperatore mongolo come terzo Dalai Lama e non il primo. “Dalai” in lingua mongola, significa “oceano”. Rimando a voi per approfondire sul Buddismo. Ritengo che sia troppo complicato riassumerlo in poche righe. Posso solo aggiungere che un ramo di Buddismo tibetano, i Nyngmapa, sono diffusi nel Tibet Orientale, nel Sichuan occidentale, nello Yunnan nordorientale, in Nepal e nel Bhutan.

La Mongolia è stata sotto la dominazione cinese per oltre due secoli e divenne indipendente nel 1911 durante la rivoluzione cinese. Nel 1913 vi furono delle trattative tra Russia e Cina e quest’ultima riconobbe l’autonomia della Mongolia ma resta tuttavia teoricamente sotto la sua sovranità; all’atto pratico divenne un protettorato della Russia.

Nel 1915 ritorno sotto la sovranità cinese e nel 1924 divenne repubblica popolare con la Costituzione ispirata a quella sovietica.
A partire dal 1980 è iniziato un processo di democratizzazione del paese e privatizzazione dell’economia. Nell’ultimo decennio le relazioni internazionali con la Cina sono migliorate.

Nel 1992 nasce la Repubblica popolare di Mongolia con una nuova Costituzione che rispetta i principi della democrazia, della libertà d’opinione, della neutralità in politica estera e dell’economia mista.

Oggi giorno i Mongoli sono rappresentati da vari gruppi pastorali distribuiti dai confini della Manciuria a quelli del Tibet. La Mongolia è composta da 17 etnie.

La tenda mongola, la Iurta

L’abitazione tradizionale dei mongoli, essendo un popolo nomade e legato agli spostamenti degli animali, è la tenda che si chiama iurta, ger, in russo jurta, erroneamente chiamata yurta.
Durante le campagne militari si era solito trasportare le tende montate su carri che venivano trainati da yak. Era compito delle donne condurre i carri.

La iurta è una struttura rotonda comoda per essere smontata, spostata e rimontata abbastanza velocemente. Di solito viene montata a non più di dieci km dalla mandria. E’ composta da uno scheletro di legno e una copertura di tappeti di feltro di lana di pecora o pelli impermeabili. Il feltro si asciuga facilmente e protegge dal pioggia e dalla neve. Il numero di muri e pali determina la dimensione della iurta. La iurta resiste bene anche ai forti venti.

Di solito le ger dei pastori hanno cinque pareti composte da stecche di salice incrociate e articolate. Il tetto è formato da pali di abete di pochi centrimetri e disposti a raggiera. Anche il pavimento è in feltro che portegge dal freddo. La superficie abitale è di 16/18 metri quadrati. Nell’antichità le iurta dei nobili avevano 10-12 mura. Ai nostri giorni le iurta che hanno queste dimensioni sono le biblioteche di campagna e i bar turistici.

La porta d’ingresso è rivolta a Sud dove entra il calore e la luce. La zona vicino è riservata al capofamiglia e i lati ai figli. L’ospite d’onore si siede di fronte, a Nord.
La cucina si trova vicino all’ingresso. Il focolare, golomt, simboleggia il legame con gli antenati della famiglia e, quindi, non è consentito allungare le gambe verso il focolare. Non bisogna gettare rifiuti nel fuoco simbolo della vita e della purezza. Vi si trova una tavola bassa dove ci si posiziona il cibo e un armadietto.
Il focolare è montato su tre pietre che simboleggiano la padrona di casa, la nuora e l’ospite. In alto la iurta ha una copertura apribile, il toghona, che consente di far uscire il fumo del braciere che è posizionato in centro. Il focolare divide lo spazio della ger in tre parti convenzionali: la zona maschile, femminile e il khoimor. la iurta si riscalda velocemente e trattiene bene il calore.

All’interno della tenda si trovano i letti che fungono, durante la giornata, anche da sedili. Il letto matrimoniale si trova a oriente, sul lato femminile mentre quello degli ospiti ad occidente.
Le donne siedono ad Est, sul lato destro dell’ingresso, dove si trovano gli utensili della cucina, le sue cose e quelle dei figli. Gli uomini stanno ad Ovest, dove sono riposti i fucili per cacciare. Il lato orientale, quello femminile, è protetto dal Sole mentre quello occidentale è protetto dal Cielo.In fondo alla iurta, il posto degli anziani, si trova il khoimor, ovvero l’altare di famiglia con immagini buddhiste, le immagini dei congiunti e le borse da viaggio.
All’interno si trova un otre in pelle che contiene il latte di giumenta fermentato e alcolico, chiamato airag.

Entrare in un iurta significa accettare e rispettare certe regole del luogo che ha anche un ruolo simbolico. Si entra scavalcando la soglia della porta, bosgot, sempre con il piede destro. Calpestare il gradino della soglia o urtarlo porterebbe sfortuna. Appena si entra si si va subito a sedere e non bisogna mai passare tra i due pilastri centrali in quanto rappresentano il legame tra il Cielo e la Terra. Gli uomini non devono mantenere il capo sempre coperto. Il cibo o l’oggetto offerto devono essere presi con la mano destra o con entrambi le mani. Non si può rifiutare una tazza di airag.—-

Il tè mongolo: süütei tsai 

Eccoci giunti a parlare del tè mongolo, il süütei tsai. Letteralmente significa tè con latte ed è la tipica bevanda mongola.

Bisogna specificare che alla base dell’alimentazione in Mongolia vi è il latte. I mongoli bevono il latte proveniente non solo dai bovini ma anche da altri diversi animali tra cui capre, pecore, yak, cammelli e cavalli.
Hanno come tradizione anche quella di bere il süütei tsai che viene servito in una ciotola agli ospiti, insieme a degli spuntini.

I mongoli preparano il süütei tsai con acqua, foglie di tè verde o nero, latte e sale. Non vi è un solo metodo per preparalo. Di solito si usa aggiungere l’acqua in un bollitore, il sale, il tè schiacciato, il latte e portare il tutto a ebollizione. Una volta pronto si filtra con un colino per togliere il tè. Alcuni usano mettere il burro di yak o del grasso e altre non mettono il sale. Una variante è quella di aggiungere del miglio fritto.
Il tè che viene usato è quello compresso perché permette al tè di essere conservato a lungo.

Di solito il süütei tsai viene bevuto da solo, con della pasta ripiena o con i boortsog, che sono degli gnocchi fritti. Per noi occidentali che abbiamo imparato a berlo con lo zucchero fa sicuramente strano bere il tè salato.

La cultura mongola nei film

Film L’ultimo lupo

Mi è capitato di vedere per caso questo film “L’ultimo lupo“. Il film è tratto dal romanzo autobiograficoIl totem del lupo” di Jiang Rong, besteseller del 2004. Lo scrittore partiì volontario per la Mongolia e vi rimase per 11 anni conducendo una vita da nomade. Il film è tratto da questo libro ed è diretto da Jean-Jacques Ananud, il regista de “Il nome della rosa” e “Sette anni in in Tibet”. https://www.mymovies.it/film/2015/wolftotem/

Film L’Ultimo lupo

Il film è ambientato nel 1967 durante la Grande rivoluzione culturale (1966-1976) voluta da Mao Zedong.
Due studenti cinesi vengono inviati nella Mongolia interna, una regione autonoma della Cina che si trova a Nord del Paese, per insegnare a leggere e a scrivere ai bambini delle tribù nomadi. Uno dei due ragazzi, Chen scopre il legame tra i pastori e i lupi. Un giorno il governo cinese ordina di eliminare i cuccioli di lupo e Chen Zhen, di nascosto, ne salva uno per poterlo meglio osservare.

Film L’ultima luna di settembre

Il 21 settembre esce al cinema il film “L’ultima luna di settembre” . E’ la storia sull’infanzia e la genitorialità, ambientata tra gli incantevoli paesaggi della Mongolia. E’ un’occasione per scoprire una terra ricca di umanità e tradizioni.

Papa Francesco in Mongolia

Non potevo non parlare della recente visita di Papa Francesco, 31 agosto – 4settembre, visto che è stato il primo Pontefice a recarsi in Mongolia a trovare la piccola comunità cattolica. Il Papa ha detto:

  “Qualcuno mi ha chiesto di questo mio andare in Mongolia, un popolo piccolo in una terra grande.
La Mongolia sembra non finire mai, e il popolo è poco numeroso. 
Ci farà bene capire questo silenzio, così lungo, così grande.
Ci farà bene capire non intellettualmente, ma con i sensi.
Farà bene ascoltare un po’ la musica di Borodin,
che è stato capace di esprimere la grandezza della Mongolia”

Papa Francesco

Per chi volesse vederlo qui è riassunto il viaggio del Papa. Lo trovo molto suggestivo:

Concludo con questo video di musica da ascoltare chiudendo gli occhi per immaginare la steppa infinita della Mongolia naturalmente sorseggiando una tazza di tè come un tè nero del Sikkim.

Buona tazza di tè e buon #viaggiointornoaltè #tèmozioniamoci.

Barbara
10 settembre 2023

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* immagini e video reperite nel web con il solo scopo divulgativo

14 pensieri su “Il tè in Mongolia

  1. Articolo molto interessante. Le preparazioni dei tè in Mongolia sono particolari e poco conosciute, così come le usanze del luogo. Complimenti per la ricerca, viene proprio voglia di esplorare questo paese e provare le loro bevande

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  2. Grazie per l’articolo, molto interessante su una regione vasta e piena di storia, ma ancora molto sconosciuta…mi ha molto incuriosito leggere dello süütei tsai, forse un pò troppo estremo per me, ma prima o poi non mi dispiacerebbe assaggiarlo!

    Piace a 1 persona

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