Viaggio intorno al tè vi porta a conoscere l’abbinamento tè e cioccolato
Eccoci giunti a Pasqua e ho pensato di parlarvi dell’uovo di cioccolato abbinato al tè.
Il cioccolato arriva a Torino
Prima di parlare dell’uovo di cioccolato bisogna parlare della storia del cioccolato in Italia.
La storia del cioccolato nel capoluogo piemontese inizia nel 1559, all’indomani della pace di Chateau Cambrésis (2-3 aprile 1559) che prevedeva, da parte della Francia, la restituzione del Piemonte e della Savoia al Duca di Savoia. Con la pace Emanuele Filiberto di Savoia (Chambéry 1528 – Torino 1580), soprannominato “testa di ferro” e generale degli eserciti spagnoli sotto l’imperatore Carlo V, torna nei suoi Stati portando con sé alcuni semi di cacao. Ricordo che il cacao arrivò in Spagna intorno al 1528 con le navi di Hernàn Cortez dal Nuovo Mondo. Questi semi vennero utilizzati, il 7 febbraio 1563, per fare una cioccolata calda per festeggiare il trasferimento della capitale del Regno di Savoia da Chambéry a Torino.
Emanuele Filiberto con la Santa Sede giocò quasi sempre con successo la carta del pericolo protestante, visto che il Ducato era confinante con le province francesi ugonotte, come il Delfinato, e i Cantoni svizzeri riformati, riuscendo ad ottenere numerose concessioni da Gregorio XIII come quella, del 1561, della ratifica della pace di Cavour con i valdesi. Trasferì, nel 1578, la Sindone da Chambéry a Torino.
L’Italia, grazie ai rapporti con la Spagna e i matrimoni dinastici tra eredi della Case Reali, fu uno dei Paesi nei quali la tradizione della cioccolata attecchì prima. Il figlio di Emanuele Filiberto, Carlo Emanuele I di Savoia sposò nel 1585 l’infanta di Spagna e figlia di Filippo II, Catalina Michela. Fu probabilmente lei a portare a Torino il rito della cioccolata calda e iniziò il rito della Merenda Reale ovvero un modo per spezzare la fame tra il pranzo e la cena. Non vi ricorda niente tutto ciò? Fu Caterina di Braganza (portoghese) a portare in Inghilterra il tè e negli successivi anche lì presero l’abitudine di bere il tè con pane e burro per chiudere lo stomaco.
Pierre Paul Caffarel e il Gianduiotto
Per molto tempo il cioccolato veniva consumato solo come bevanda liquida. Nel ‘700 non esisteva ancora il cioccolato come lo conosciamo noi. Per produrre la “cicôlata” gli artigiani rompevano le fave di cacao con mortai di bronzo o cilindri di granito e confezionavano pani che venivano essiccati e poi conservati nelle scatole. La pasta di cacao veniva tirata, modellata a mano e aromatizzata e venivano chiamati “diavoletti” perché Alessandro Cagliostro (1743-1795), medico e alchimista, attribuiva a questi panetti proprietà afrodisiache.
In questo periodo viene prodotto anche del cioccolato alla nocciola ma provenienti dall’America che non venivano tostate e macinate ma solo rotte.
Tra il 1802 e il 1814 il Piemonte è sottomesso alla dominazione napoleonica e, quindi con il Blocco Continentale (1806-1814), firmato a Berlino il 21 novembre 1806, era fatto divieto alle navi battenti bandiera inglese di attraccare nei Paesi sotto il dominio francese, rende quindi quasi impossibile e oneroso importare di contrabbando il cacao e pensano di unire le nocciole di casa per usare meno cacao. Tra i prodotti difficilmente reperibili c’era anche lo zucchero, il tè, il cotone, le spezie.
Nel 1828 il chimico olandese Van Houten brevetta il processo di lavorazione di un nuovo tipo di cacao in polvere e con un basso contenuto di grassi.
L’imprenditore Pierre Paul Caffarel, nato a Luserna San Giovanni (TO), cominciò ad utilizzare la macina per ottenere un corretto impastamento degli ingredienti e grazie ad un altro macchinario, quello del concaggio, riuscì ad ottenere una pasta fine e omogenea. Nel 1852 produce il “givu“, ovvero in piemontese mozzicone, dei cioccolati grossi come ghiande dall’impasto morbido a base di nocciole tostate delle Langhe, e nel 1865 durante il carnevale venne battezzato Gianduiotto dal nome della maschera piemontese Gianduia.
Dovete sapere che Pierre Paul Caffarel era di origine valdese, quelli della cultura del tè in Italia, ed era erede come molti altri cioccolatieri torinesi di un’antica tradizione collegata alle migrazioni di questo popolo dato dalle persecuzioni, massacri e deportazioni voluti dai Savoia. Nel’800 molti valdesi si trasferiscono dalle Valli a Torino e qui cominciarono a commercializzare il cioccolato. Tra i nomi famosi abbiamo: Prochet, Gay e Revel, Rostan, Talmon, Gay & Odin.
Il latte in polvere fu inventato dal chimico Henry Nestlè (Germania 1814- Svizzera 1890) e nel 1875 mise a punto la ricetta del cioccolato al latte prendendo spunto dalle tecniche di lavorazione dei cioccolatieri subalpini.
Origine delle uova di cioccolato
Nel ‘600 gli aristocratici avevano l’usanza di regalare in segno d’augurio uova di legno intagliato, pietre dure, porcellana o metalli preziosi. In occasione della Pasqua si regalano uova di gallina sode e colorate di rosso oppure dipinte. Alla corte di Luigi XV di Francia (1710-1774) qualcuno prova a ricoprire le uova con il cioccolato ma non ebbe successo.
Ci vogliono ancora due secoli prima che i “cicolatè” (dialetto piemontese) imparino a fare le uova al cioccolato. Le prime sono confezionate a mano e sono piuttosto piene e pesanti. Operaie specializzate decorano di bianco e rosa disegni sulla cioccolata amara. A volte disegnano le iniziali di chi li ha commissionate oppure di chi li riceverà. Alcune di queste uova sono spaccate, aperte o dimezzate e riproducono all’interno scene in miniatura. In alcuni casi si tratta di uova gigantesche che sono esposte nelle vetrine delle confetterie o dei caffè più importanti. Nella parte chiusa dell’uovo, in basso, gli artisti decoratori si sbizzarriscono nel creare fiori, riprodurre stemmi. Nella parte interna superiore si trovano paesaggi montani, edifici, ambienti ammobiliati e tutto questo utilizzando pochi strumenti di lavoro: un cornetto contenente lo zucchero e la mano dell’uomo che con una semplice e pressione sul cornetto crea queste opere d’arte.
Le uova decorate vengono sostituite da quelle confezionate con originali incarti come i sottili e variopinti fogli di stagnola o di cellophane raccolti a ciuffo sulla punta dell’uovo e, infine, legati con nastri.
Bisogna aspettare il ‘900 per poter realizzare a macchina le uova. Nel 1920 una ditta di Torino, la “Casa Sartorio” brevetta un modo per modellare le forme vuote. L’uovo vuoto invita ad essere riempito con la sorpresa con confetti o animaletti di zucchero che ha l’unica funzione, se l’uovo è agitato, di far rumore. Poi, a seconda del prezzo, si possono trovare sorprese come giocattoli di latta o di legno verniciati, collanine, portachiavi, anellini fino a trovare oggetti di porcellana o di cristallo. Chiaramente non mancano le sorprese date dall’odore che alcuni di questi oggi propagano al cioccolato.
Nel 1932 le uova di cioccolato spodestarono le uova naturali colorate di rosso e subito dopo Natale le fabbriche iniziavano a produrre uova di cioccolato da distribuire in tutta la penisola e Torino divenne il principale centro per la produzione di cioccolato e di cioccolatini.
Abbinamento tè e cioccolato
Eccoci giunti all’abbinamento del cioccolato con il tè.
- Cioccolato al latte: English Breakfast, il Darjeeling, Earl Grey, lo speziato Chai, il Sencha;
- Cioccolato fondente: tè affumicati come il Russian Caravan o più intenso come il Lapsang Souchong cinese o più delicato taiwanese, tè rossi cinesi, Oolong a alta ossidazione, Pu’er, Ceylon, Earl Grey, Menta, Zenzero;
- Cioccolato bianco: gelsomino, Bai Mu Tan, Oolong a bassa ossidazione, Houjicha, Bancha, Matcha, Masala chai.
Non mi resta che augurarti una Serena Pasqua e una buona tazza di tè abbinata all’uovo di Pasqua. Grazie per farmi sapere quale abbinamento farai.
Buon #viaggiointornoaltè #tèmozioniamoci
Barbara
17 aprile 2022
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Foto prese dalla rete e vi invito a cliccare sui link di approfondimento
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Cara Barbara, stamattina niente tè ma solo caffè d’orzo da abbinare alla cioccolata, rigorosamente (per me) Kinder! Nonostante l’età… 🙂
Buona Pasqua!
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Cara Lucia, direi che l’orzo ci sta bene con il Kinder che non ha età 😊 Buona Pasqua 😄
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Cari auguri a te!
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Grazie mille e buona Pasquetta 😀
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Buona Pasqua e Buona Pasquetta, 😀🐣🌼!
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Grazie mille Eleonora 😊
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Prego, 😊.
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Molto interessante questo tuo post 🙂
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Grazie per averlo letto e felice che tu l’abbia trovato interessante. Ti invito a leggere l’articolo sul Tè Valdese e gli approfondimenti che trovi in fondo all’articolo
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Non conoscevo la storia di Caffarel, veramente interessante. Grazie
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Sabrina l’ho scoperto anch’io scrivendo l’articolo
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