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Il carcadè o Karkadè ovvero l’ibisco

Viaggio intorno al tè ti porta a scoprire il carcadè o Karkadè il “sostituto” del tè italiano

Dopo averti parlato del rooibos, ovvero dell’infuso rosso del Sud Africa, eccomi qua a raccontarvi di un altro “tea” chiamato in questo caso, giustamente, infuso, il Karkadé o carcadé.

Sono entrambi rossi e entrambi sono infusi ma il rooibos, a causa della non conoscenza dei vari significati della parola “tea” viene usato erroneamente la parola tè per indicare la bevanda del Sud Africa.

Che cos è il Karkadè o carcadé?

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Il Karkadé o carcadé deriva dalla parola “karkadeb” nel dialetto Tacruri parlato in Etiopia.
La pianta si chiama Hibiscus sabdariffa ed è della famiglia delle Malvacee. La pianta è un arbusto perenne e può raggiungere i tre metri di altezza. Il Karkadè è originario dell’India occidentale ed è coltivata nelle zone subtropicali di Asia e Africa.
Le foglie sono verdi e la pianta fa dei bellissimi fiori dal colore rosso. Il fiore è composto da cinque petali riuniti in un calice. Dopo che i fiori vengono fecondati i petali diventano carnosi ed è in quel momento che il calice viene raccolto e viene fatto essiccare.

La bevanda si ottiene dai fiori ed è dissetante e ricca di proprietà, come vedremo più avanti.

Il “tè” italiano dell’autarchia

Il 3 ottobre 1935 l’Italia attaccò l’Etiopia e la guerra durò fino al 5 maggio del 1936 quando il generale Badoglio conquistò Addis Abeba. Durante la guerra, conosciuta anche con il nome di campagna d’Etiopia, vennero usate sulla popolazione anche delle armi chimiche.

A seguito dell’attacco, nel 1935, vennero applicate sanzioni economiche da parte del Società delle Nazioni all’Italia. Queste vennero ritirate nel maggio del 1936.
La Società delle Nazioni (1920-1946) era un’organizzazione internazionale istituita, dalle potenze vincitrici della Prima guerra mondiale, allo scopo di mantenere la pace e sviluppare la cooperazione internazionale in campo economico e sociale.

Le sanzioni vietarono l’esportazione all’estero di prodotti italiani e l’importazione di materiali utili per la causa bellica. Questo fece prendere delle misure allo stato italiano fascista come utilizzare solo merce prodotta all’interno dei propri confini e colonie: Eritrea (1882-1947), Somalia (1890-1960), Libia (1911-1943) e Etiopia (1936-1941). Quindi iniziò il periodo di autarchia. La parola autarchia sta a significare che una nazione raggiunge l’autosufficienza economica attraverso l’indipendenza assoluta o relativa dell’economia nazionale e la riduzione degli scambi con altri Paesi. Quindi vennero messi in atto provvedimenti per rafforzare il controllo centralizzato degli scambi commerciali con l’estero. Il venne sostituito con il carcadè e il caffè con la cicoria.

Da quel momento gli italiani cominciarono a bere il carcadè caldo come se fosse un tè. Nel resto del mondo l’infuso viene bevuto fresco con ghiaccio e scorza di qualche agrume.

Il karkadè o carcadè

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La bevanda, dal colore rubino, si prepara facendo bollire l’acqua, si spegne e si aggiunge un cucchiaino di petali essiccati, si tiene in infusione dai cinque agli otto minuti e si cola. Questo tempo permette alle antocianine di infondersi. Non è il caso di dolcificarlo magari si possono mettere dei chiodi di garofano, cannella, menta o zenzero.

Nel Medioriente e nel Sudan la bevanda fredda viene preparata lasciando per tutta la notte i fiori immersi nell’acqua con zucchero e succo di limon o lime. Una volta che i fiori vengono filtrati viene bevuta la bevanda.

In Giamaica il Karkadè viene bevuto freddo ed è tradizione servirlo nel periodo natalizio con dei cubetti di ghiaccio. In Senegal viene considerato bevanda nazionale. Nei Paesi anglosassoni il Karkadè viene chiamato roselle, red sorell e sour tea mentre nell’America centrale aqua o rosa de Jamaica. In Nigeria è una bevanda rinfrescante e viene chiamata zobo e vengono aggiunti succhi di frutta naturali come quelli dell’ananas e dell’anguria e, a volte, viene utilizzato anche lo zenzero. In Libano vengono a volte aggiunti i pinoli tostati.

I fiori di ibisco di solito li troviamo negli infusi in quanto rendono la bevanda di un rosso vivo e regalano un sapore acidulo, dissetante e rinfrescante.

I benefici del karkadè

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Il contenuto di antocianine, che sono dei flavonoidi, dei fiori di ibisco è molto alta. Una serie di studi sono stati condotti per verificare i benefici sulla salute cardiovascolare. E’ stato visto che chi assumeva il Karkadè la pressione arteriosa era diminuita (Journal of Human Hypertension). Questo risultato è dato dall’insieme dei componenti: antocianine, tannini, quercetina.

Il karkadè ha anche proprietà diuretiche, di protezione del fegato, anti-diabetiche e di riduzione dei livelli di colesterolo. Inoltre ha proprietà antiinfiammatorie, antiossidanti, emollienti, blandamente lassative e toniche e aiuta in caso di stanchezza cronica e astenia.
E’ utile per proteggere i vasi sanguigni, per contrastare la fragilità capillare, la couperose, le emorroidi, la cellulite.

Se si soffre di pressione bassa è meglio non bere il karkadè.

Lo potete trovare da Mercato del gusto e da BouTEAque.

Mi farebbe piacere leggerti qui sotto, nei commenti, se usi berlo o se conoscevi questa storia.

Buon #viaggiointornoaltè e #témozioniamoci.

Barbara
25 febbraio 2024

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* immagini reperite nel web con il solo scopo divulgativo

20 pensieri su “Il carcadè o Karkadè ovvero l’ibisco

    1. Grazie Barbara! Molto interessante! Usiamo molto il rooibos nelle nostre infusioni DiSanaPianta,

      Nei VegFusion usiamo il karkadè con la profumatissima uva fragola in una bevanda infusionale naturale senza zuccheri aggiunti.

      Invece nei “Mielinfusi” Insieme al ribes nero e al miele abbiamo creato un “mielinfuso” da sciogliere in acqua per un infuso naturale concentrato e pronto da bere. Proveremo gli abbinamenti etnici che hai suggerito, e anche la tecnica a freddo.

      Spero di poterti far assaggiare i nostri prodotti!

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      1. Buongiorno Riccardo,
        Grazie mille per il commento veramente molto interessante e che permette a chi mi legge di conoscere i vostri prodotti naturali.
        Sono felice di avervi dato anche suggerimenti. Magari mi citerete in un vostro articolo 😀

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      1. Mio padre lavorava nell’edilizia e aveva conosciuto questo signore. Mio padre era molto curioso a livello culturale e gastronomico e, quindi, l’aveva invitato a casa. Mi ricordo che ci cucino il cuscus. Sempre in quel periodo mio padre gli capitava di lavorare con veneti e napoletani e, facendo amicizia, sono cresciuta sentendo parlare vari accenti italiani. Era bello perché c’era uno scambio anche di piatti tipici regionali.

        PS. allora proverò a farlo in estate. Grazie mille Daniela 😃🤗

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