Viaggio intorno al tè vi porta a scoprire le origini del tè della Georgia e la storia di Liu Junzhou il cinese che coltivò il tè in Georgia
Quest’articolo l’ho iniziato il 16 gennaio e avendo alcuni dubbi mi ero fermata per aver più tempo per documentarmi. Poi, tra una cosa è l’altra, imprevisti vari, il tempo mi è volato e ora, a distanza di due mesi e mezzo, eccomi qua a pubblicarlo. Ero reticente a farlo ma, poi, rileggendolo vedo che avevo scritto di un trattato di pace. Ora più che mai ce ne vorrebbe uno.
Ormai avrete capito che al tè sono legate avventure ed eccone qui un’altra e vi racconterò la storia di Liu Junzhou, un cinese che portò il tè in Georgia, nel Caucaso.
Il Caucaso è una regione geografica che prende il nome dall’omonima catena montuosa, si trova tra il Mar Nero, il Mar Caspio e il Mare d’Azov, e costituisce un ampio istmo (lingua di terra) che congiunge l’Asia all’Europa. Si trova all’interno dei confini dell’Armenia, l’Azerbaigian, la Georgia e la Russia.
L’origine del tè in Georgia
Nel 1809, il principe Mania V. Gurieli fu la prima persona che piantò nel suo giardino botanico la pianta del tè a Guria, nella Georgia occidentale, che proprio quell’anno divenne parte dell’Impero Russo. Il territorio georgiano venne annesso completamente all’Impero Russo nel 1810 e vi rimase fino al 1918 quando divenne una Repubblica. Nel 1922 fu incorporata all’Unione Sovietica a seguito dell’invasione dell’armata russa, guidata da Stalin, nel febbraio 1921. Nel 1936 divenne Repubblica socialista sovietica georgiana.
Il primo che provò a coltivarlo fu il principe Mikha Eristavi che, secondo una leggenda, contrabbandò dei semi dalla Cina nel 1845, ovvero tre anni prima del famoso viaggio di Robert Fortune. Il principe non riuscì a ottenere il sostegno necessario per fondare un’impresa dalla allora capitale San Pietroburgo (1703-1918).
Nel 1893 l’imprenditore russo Konstantin Popov, durante un viaggio per acquistare tè in Cina, incontrò Lao Junzhou e ne rimase particolarmente colpito tanto da proporgli di creare una piantagione di tè, nel Caucaso, in Georgia. Se volete sapere sulle frodi attuate da questo imprenditore vi invito a cliccare qui. Sappiate solo che le sofisticazioni a danno del tè sono sempre esistite e attuate da tutti: cinesi, inglesi, russi. Nessuno, purtroppo, è senza peccato e, come sappiamo le frodi sono state fatte con il vino, l’olio, la mozzarella.
Cenni sul tè in Russia e la pace di Nerchinsk
Per capire quello che segue bisogna sapere l’importanza del tè per i russi. I primi russi ad assaggiare il tè furono due cosacchi mandati dallo zar Pietro il Grande alla corte del principe mongolo Altin Khan, il quale inviò, nel 1638, come regalo del tè alla corte russa. Negli anni successivi ci furono alcuni scontri tra l’impero zarista e quello mancese, per approfondimenti cliccare qui, nel 1689 fu firmata la pace di Nerchinsk e iniziò l’importazione di tè in Russia attraverso la rotta carovaniera Russia-Cina. Successivamente, a seguito di altri scontri, vi fu il trattato di Kyakhta, località a Sud del Lago Baikal, che divenne l’unico luogo dove i russi potevano svolgere i commerci e, quindi, comprare il tè dalla Cina. Era da questa città che partivano le carovane di cammelli, in direzione di San Pietroburgo, che trasportavano all’anno fino a 1.200 tonnellate di tè. La via venne poi sostituita dalla costruzione della ferrovia Transiberiana inaugurata nel 1903 con i suoi 9.288 km.
Inizialmente i russi provarono a piantare del tè sulla penisola della Crimea (Sud dell’Ucraina, sul Mar nero) ma senza successo a causa del clima, del suolo e dell’acqua. Successivamente i mercanti del tè russi cominciarono a reclutare esperti di tè cinesi ed è qui che entra in gioco Liu Junzhou.
Liu Junzhou il cinese che andò in Georgia a coltivare il tè
Innanzitutto desidero fare una premessa, mi scuso se un domani troverete date, nomi e luoghi diversi. Facendo una ricerca su internet ho trovato che Liu Junzhou o anche Lao Jin Jao era nato nel 1870 nel Guangdong che si fosse trasferito a Canton, altrove ho letto che fosse nato nello Hunan e che a causa di una carestia lui e la sua famiglia si trasferirono a Hubei. La cosa strana che un articolo diceva che lui facesse il servizio militare mentre c’era la prima guerra dell’Oppio, guerra che fu nel 1839-1842, quindi siccome penso che sia molto probabile che sia nato nel 1870 dubito fortemente di quella traduzione dal cinese all’americano di una persona che vive/va in Cina. Quindi, sono giunta al punto di tralasciare, purtroppo, dove è nato e la sua storia in quanto non mi sento di scrivere cose di cui non ho trovato fonti più autorevoli. Nel caso, qualcuno dei lettori conoscesse la sua biografia è invitato a scriverlo nei commenti o via mail e sarà mia cura modificare questa parte. Certa della vostra comprensione.
Liu Junzhou (Lao Jin Jao) da ragazzo trovò da lavorare in una piantagione di tè e lì apprese le varie fasi della lavorazione.
Nel 1888 conobbe il mercante di tè Konstantin Popov e accettò di andare a lavorare nella sua piantagione nella Repubblica autonoma di Adjara , Repubblica autonoma della Georgia. Nel 1893 comprarono 1.000 kg di semi di tè e 150.000 alberelli di tè. Reclutò un traduttore e dieci operai della fabbrica per accompagnarlo in questa nuova avventura. In nave a vapore attraversarono l’Oceano indiano, il Mar Rosso, il Canale di Suez, che era stato inaugurato il 17 novembre 1869, il Mar Mediterraneo, il Mar Egeo e, infine, entrò nel Mar Nero per attraccare poi a Batumi in Adjara.
Liu Junzhou e gli operai piantarono 80 acri di tè e costruirono una fabbrica di tè. Tre anni dopo venne prodotto il primo lotto di tè nero di alta qualità.
Nel 1897 Liu Junzhou tornò in Cina per reclutare altra manodopera e acquistare altri semi e piantine di tè. Piantarono 150 acri di tè e costruirono un’altra fabbrica nella vicina Chakva. Nel 1900 il tè di Liu, chiamato “Liu Tea“, vinse il primo premio all’esposizione universale di Parigi e divenne il “Re del tè” del Caucaso.
Nel 1901 il Ministero dell’Agricoltura lo assunse per gestire le piantagioni di tè imperiali e la fabbrica. Sperimentò vari metodi di coltivazione e di lavorazione del tè e riuscì a raccogliere le foglie dopo solo un anno. Nel corso degli anni, la qualità del tè è migliorata. Convinse le autorità locali a costruire un centro di formazione per la produzione del tè nella zona.
Nel 1909 lo zar Nicola II gli diede una medaglia per i suoi successi nella produzione del tè. Nel 1912 il tè Liu vinse anche un primo premio all’Expo botanica russa.
L’industria del tè della Georgia ha continuato a svilupparsi. 150.000 acri di tè erano stati piantati a metà degli anni ’90. La produzione annuale ha superato le 500.000 tonnellate e rappresentava il 95% del tè coltivato nell’ex Unione Sovietica. Oltre a fornire tè alle ex repubbliche sovietiche, la Georgia esportava tè anche in Turchia, Germania e altri paesi.
Liu Junzhou è ricordato come uno dei fondatori dell’industria del tè georgiano I suoi scritti di quel periodo sono conservati negli archivi nazionali e il suo ex ufficio a Chakva è stato convertito in un istituto di ricerca sul tè.
Il suo successo gli ha anche permesso di incontrare Lenin (1870-1924) e Stalin (1878-1953). Nel 1904 Lenin andò in Georgia per incontrare Stalin e altri rivoluzionari e entrambi andarono a trovare Liu Junzhou. Quest’ultimo diede a Lenin 30.000 rubli per sostenere le sue attività rivoluzionarie.
Dopo la Rivoluzione d’Ottobre (7-8 novembre 1917) Liu Junzhou divenne manager di una fabbrica di tè sovietica di proprietà statale.
Lenin si incontrò di nuovo con lui per discutere della collettivizzazione dell’industria del tè sovietica e dell’interruzione del commercio con la Cina. Lenin chiese anche a Liu Junzhou di rinunciare alla cittadinanza cinese e di diventare cittadino dell’Unione Sovietica ma lui non accettò.
Verso la fine del 1924, il governo sovietico iniziò a deportare tutti gli espatriati che vivevano in Unione Sovietica. Liu Junzhou è stato tra quelli da deportare. Stalin gli fece una visita personale, chiedendogli di diventare cittadino dell’Unione Sovietica ma egli rifiutò.
Nel 1925 tornò in Cina e si stabilì ad Harbin, nella provincia di Heilongjiang , a Nord della Cina. Prima di partire, ha donato fotografie e altri ricordi personali a un museo a Batumi. Morì nel 1939 ad Harbin.
Il tè georgiano per la Russia
Il tè veniva prodotto di qualità fino a quando l’Armata Rossa, guidata da Stalin, invase la Georgia il 15 febbraio 1921. La produzione continuò ma prestando attenzione più ai numeri e a meccanizzare la produzione.
Nel 1932 una scienziata russa riuscì a creare 29 varietà dal cespuglio madre coltivato da Lao adattandole alle diverse zone climatiche della Georgia e delle regioni vicine come la Crimea, in Azerbaigian.
Negli anni ’50 i russi avevano deciso che la Georgia doveva diventare il fornitore di tè dell’intero Paese. Trasformarono la raccolta in maniera meccanica piantando i cespugli di tè in filari e usando apposite rifilatrici. Per la lavorazione furono costruite enormi fabbriche circondate da villaggi.
Negli anni ’70 e ’80 le piccole piantagioni private avviate nell’800 sulle colline lunga la costa del mar Nero si erano trasformate in produzione intensiva. La Georgia era diventata il 5° produttore dopo la Cina, l’India, lo Sri Lanka e il Giappone. Ai russi interessava poco il sapore e, quindi, alla qualità ma erano soprattutto interessati a massimizzare la quantità visto che il tè veniva praticamente venduto solo a loro e il popolo non aveva la possibilità di sceglierne tanti. L’industria del tè dava da lavorare a 180 mila persone in 150 impianti.
Dal crollo alla rinascita
Nel 1991 con il crollo dell’Unione Sovietica crollò anche l’industria del tè della Georgia. Nei 3 anni successivi, la Georgia, diventata indipendente, perse l’85% del pil. Le fabbriche di tè furono smantellate, le apparecchiature rubate e vendute come rottami di metallo alla vicina Turchia. Le piantagioni vennero distrutte o abbandonate e vennero lentamente invase dalle erbacce. Alcune piantagioni vennero sostituite da piante di granoturco o di noccioli. La disoccupazione era alle stelle soprattutto vicino alla città di Tkibuli e la regione della Guria, zona di massima produzione del tè. Questo declino è durato circa venticinque anni e finalmente il sogno di far resuscitare il tè georgiano di qualità prese piede. Quindi, dai primi anni duemila molti piccoli imprenditori hanno provato a rilanciare le antiche coltivazioni.
La Georgia, e in particolare zona di Guria è il Paese più settentrionale in cui si coltiva il tè e grazie al clima subtropicale che ha. Questo permette ai cespugli di tè di fiorire ma le notti fresche e gli inverni rigidi ne rallentano la crescita. Il raccolto, quindi, si concentra in sei, sette mesi all’anno e dopo la pianta entra nella fase dormiente. Tutto ciò fa si di avere un prodotto dal sapore morbido, con meno tannini e dal gusto delicato come i tè di altissima qualità hanno. Inoltre, il freddo dell’inverno uccide gli insetti e i batteri e di conseguenza, come i tè che crescono in Cina e nel Nord dell’India sono naturalmente biologici.
Se vi capita di andare in Georgia per visitare i suoi territori e paesaggi bellissimi, sappiate che è possibile visitare le aziende di tè della Guria. Non ultimo la Georgia è anche famosa per i suoi vini.
Nel 2015 la Georgia si è posizionata al 25° posto tra i maggiori produttori. Al primo abbiamo la Cina, al secondo posto l’India, al terzo il Kenia, al quarto lo Sri Lanka, al quinto, il Vietnam, al sesto la Turchia, al settimo l’Iran, all’ottavo l’Indonesia, al nono l’Argentina e al decimo il Giappone.
Possiamo trovare degli ottimi tè che provengono da Ozurgeti, città della Guria e anche da Chiatura, zona montuosa della regione di Imereti.
Nel 2019 un tè nero della regione della Guria è stato venduto ad una famosa casa di tè francese ed è stato chiamato “il nirvana del tè nero”.
A questo punto non mi resta che augurarci che la produzione di tè di qualità continui in Georgia e di poterlo un giorno assaggiare. Voi lo avete bevuto?
Buon #viaggiointornoaltè #tèmozioniamoci
Barbara
26 marzo 2022
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Che bello Scoprire!
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Grazie 😊
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