Le piantagioni di tè e i rischi dei cambiamenti climatici

Viaggio intorno al tè vi porta a scoprire le conseguenze dell’inquinamento e dei cambiamenti climatici sulle piantagioni di tè

I cambiamenti climatici esistono e si vendono anche nella produzione del tè. E’ triste pensare che alcuni non ci credono o altri pensano solo al profitto immediato senza considerare alle conseguenze che si ripercuotono sui nostri figli e nipoti.

Mi ricordo che negli anni ’80 si sentiva o si leggeva questa frase:

Non ereditiamo la terra dai nostri avi; la prendiamo in prestito dai nostri figli. Nostro è il dovere di restituirgliela.

Citazione del pellerossa Capo Seattle

Frase che è stata dimenticata e che, a distanza di 40 anni, si parla di inquinamento. Purtroppo, la Cop26, la conferenza sul clima delle Nazioni Unite che si è tenuta a Glasgow, Scozia, si è conclusa con l’accordo di una riduzione progressiva dell’uso del carbone e dei combustibili fossili, invece di una data certa per lo stop definitivo. Richiesta fatta fortemente dall’India e appoggiata dalla Cina. Va ricordato che la situazione attuale dell’inquinamento è una conseguenza dello sviluppo economico degli ultimi cinquant’anni dei Paesi Occidentali. Tutto questo a danno dei piccoli Stati più colpiti dal cambiamento climatico. Va inoltre ricordato che è la prima volta che si parla del termine dell’uso del carbone.

Tè e cambiamenti climatici

Il viene prodotto dalla pianta Camellia sinensis (L.) O Kuntze ed è originario di zone a clima monsonico con estati calde e umide e inverni freschi e secchi. Recentemente viene anche coltivato anche con i climi mediterranei e tropicale caldo e umido.

E’ la seconda bevanda analcolica più bevuta al mondo grazie ai suoi differenti sapori, aromi e proprietà medicinali conosciuti da sempre in Cina e confermati dai recenti studi scientifici.

E’ una pianta perenne che a seconda di dove viene coltivata subisce più o meno stress. Nell’India del Nord e in Oriente la pianta, visto il clima, cade nella fase dormiente invernale. Infatti, sono ricercatissimi i raccolti primaverili.

cambiamenti climatici sulle piantagioni di tè
piantagioni di tè e i cambiamenti climatici

Il cambiamento climatico causato dal riscaldamento globale rappresenta una grave minaccia per le coltivazioni agricole a livello mondiale. Questo causa un aumento di parassiti e di malattie, eventi meteorologici estremi, come la siccità prolungata, piogge ad alta intensità, grandine e gelate che stanno diventando sempre più frequenti e che hanno un impatto negativo sulla produzione agricola compresa anche la coltivazione del tè. Quest’ultima dipende anch’essa dalla pioggia che deve essere ben distribuita e essere di circa 150mm al mese per avere una produzione continua del raccolto soprattutto in Paesi come il Kenya, uno dei maggiori produttori di tè nero usato per le miscele dei tè bevuti nel Regno Unito.

Se le condizioni climatiche non miglioreranno si avrà, entro il 2050, una riduzione di un quarto delle aree di coltivazioni del tè. Mentre circa il 39% delle aree con condizioni di coltivazione di media qualità ha già avuto un calo. Il primo impatto, del cambiamento climatico, i bevitori del tè lo avvertiranno al palato, in quanto le inondazioni e l’aumento delle precipitazioni cambieranno i sottili sapori della foglia del tè, riducendo anche i suoi benefici per la salute. Questo perché il ristagno dell’acqua farà sì che la pianta rilasci meno sostanze chimiche che migliorano il sapore del tè e, di conseguenza, anche le proprietà antiossidanti che aiutano a rafforzare il sistema immunitario e avere proprietà antinfiammatorie.

Il tè dà la possibilità di lavorare a quasi 3 milioni di persone solo in Africa e molti giovani preoccupati per il futuro stanno cercando alternative. Non solo il Kenya ma anche l’India, la Cina e lo Sri Lanka potrebbero essere colpite.

Il Regno Unito ha importato 126.000 ton di tè nel 2017, di cui 62.000 ton provenivano dal Kenya, il più grande esportatore mondiale di tè nero .

Le conseguenze climatiche nelle piantagioni dell’Assam

Notizia recente quest’anno non c’è stato nell’Assam il Second Flush, ovvero il secondo raccolto che avviene tra maggio e giugno, nell’Assam.
I tè dell’Assam sono caratteristici per il loro sapore di malto e dall’astringenza legnosa. Sono tè robusti dal colore del liquore brillante e sono tè molto apprezzati in tutto il mondo.

Quest’anno i cambiamenti climatici hanno inciso particolarmente sulle caratteristiche tipiche del secondo raccolto in quanto quest’anno avuto poche precipitazioni e la temperatura media è stata più alta. La scarsità delle piogge ha causato una crescita stentata, avvizzimento, defogliazione e morte dei rami che ha portato al non raccolto in alcune piantagioni di tè.

Chiaramente anche qui si avranno conseguenze per milioni di persone che lavorano nell’ambito del tè.

Le conseguenze climatiche nelle piantagioni dello Sri Lanka

cambiamenti climatici sulle piantagioni di tè
cambiamenti climatici sulle piantagioni di tè

In un rapporto del 1994 si parlava già delle conseguenze climatiche nell’industria del tè in quanto rappresenta la fonte principale di reddito, in valuta straniera, dello Sri Lanka e, quindi, fonte di reddito per la più parte dei lavoratori.

La siccità influenza tantissimo la resa del tè in quanto l’irrigazione è raramente utilizzata. Le forti piogge, invece, causano l’erosione del terreno superficiale e le sostanze prodotte dalle piante.
Quindi l’aumento della temperatura, il deficit di umidità del suolo e di vapore alle basse altitudini, dove vengono prodotti la maggior parte dei tè usati per le miscele, influenzano negativamente sulla crescita e sulla qualità del tè.

La Cina e la produzione del tè a emissione zero

La Cina è il maggior produttore di tè. In tre giardini del tè, uno nel Guangdong e due nel Zhejiang  si sta sperimentando di produrre il tè cercando di ridurre al massimo l’uso del carbone durante la lavorazione del tè, utilizzano le energie pulite come l’energia solare, eolica e idrica.

La stessa cosa sta cercando di fare anche il Kenya, lo Sri Lanka.

Buon #viaggiointornoalte #tèmozioniamoci

Barbara
5 dicembre 2021

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* immagini reperite nel web con il solo scopo divulgativo

Fonti:
FAO
The Guardian
DownToEarth

18 pensieri su “Le piantagioni di tè e i rischi dei cambiamenti climatici

  1. Impressionante. Impressionante come dopo 40 anni siamo ancora qui a parlarne. Ero alle Scuole Medie (1976) e facevamo ricerche sul clima, sull’industria, sull’inquinamento,… . Dispiace che anche questa coltivazione ne risenta. Forse (purtroppo) solo quando troveremo nel piatto un bel “niente” allora correremo ai ripari. Ma sarà troppo tardi.

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  2. Grazie per quest’articolo interessantissimo. Non ci si pensa, ma i cambiamenti climatici hanno e avranno ripercussioni davvero sul nostro vivere a livello globale, a partire dalle conseguenze sull’agricoltura. La coltivazione del té è solo uno degli aspetti, eppure è a maggior ragione interessante, perché la camellia sinensis ha bisogno di quelle particolari condizioni climatiche (non solo il freddo, ma il livello di umidità) che se vengono meno davvero possono mettere in crisi il settore produttivo a livello planetario.

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