Recensione libro “Storie del tè” di Linda Reali

Viaggio intorno al tè recensisce il suo primo libro

Un anno fa ho ricevuto una mail dalla casa editrice Donzelli in cui mi veniva solo chiesto il mio indirizzo dove spedire il libro di Linda RealiStorie di tè“. Non mi hanno mai scritto di recensirlo né tanto meno mi hanno mai sollecitato a farlo. A distanza di un anno sento il dovere, e per

varie ragioni, di farlo. Recensirlo per la modalità in cui si erano mossi. Recensirlo perché questo mese ho ricevuto copia cartacea di altri due libri e non trovo giusto recensire questi senza aver prima parlato di quello che mi hanno inviato per prima. Premessa che è la prima volta che mi capita di recensire e spero di esserne all’altezza.

L’autrice Linda Reali

L’autrice si occupa anche lei di divulgazione della cultura del tè attraverso corsi e degustazioni di questa bevanda millenaria. Ha una formazione in Sociologia e questo sicuramente l’aiuta a capire gli aspetti che ci sono dietro a questa bevanda che noi invece scopriamo solo all’ultimo stadio attraverso i suoi sapori. Infatti lei nel libro ripercorre tutte le tappe storiche di questa bevanda parlando di ogni Paese dove è arrivato. La bibliografia che cita è lunghissima e quindi c’è stato un ampio studio e che ammiro. Ammiro perché, come avrete notato, a me piace scrivere della storia del tè e quindi la posso solo che ringraziare per il lavoro da lei svolto.

Storie orientali del té

Già dal titolo del libro si evince che l’autrice parla della storia del tè nei vari Paesi. Infatti inizia a parlare del tè in Cina e della sua evoluzione nella preparazione quindi dal tè pressato, al tè in polvere e, per finire al tè in foglie.

Entra dentro ad ogni singola dinastia spiegando dove veniva prodotto il tè e quale tè veniva bevuto dall’imperatore e dalla gente comune. Descrive la porcellana usata e i nuovi processi di lavorazione del tè che portarono a creare il tè Oolong e del tè giallo. Fedele ai fatti storici come quello di menzionare che la tecnica di usare, durante il processo di lavorazione, il vapore nacque in Cina e poi adottato dai Giapponesi.
Bellissimo quando cita questa frase di Xiang (intorno al 1051)

Bere il tè da soli è serenità,
con due ospiti è appagante,
con tre o quattro ospiti è interessante,
con cinque o sei generoso,
con sette o otto è forzato

Il viaggio storico continua in Giappone, in Corea, Taiwan, Tibet, Mongolia, nella Russia degli zar, del tè nel mondo arabo e persiano parlando del tè Gunpowder e del famoso tè alla menta.

Il viaggio prosegue in Europa e parla delle prime testimonianze dei mercanti e missionari che avevano rapporti commerciali con l’Oriente. Menziona Marco Polo, ma solo per dire che avrà sicuramente bevuto il tè alla corte di Kublai Khan, ma parla dell’esploratore Giovanni Battista Ramusio che citò il tè nel suo libro come bevanda dalle virtù terapeutiche e digestive. Scrive, per quanto riguarda la cultura giapponese, Giovanni Maffei. Si sofferma a parlare del gesuita, originario di Macerata e sepolto a Pechino, Matteo Ricci e di come seppe entrare nella cultura cinese e mappò il territorio. Arrivò anche a descrivere la preparazione e la ritualità del tè e di come questo venisse bevuto durante tutta la giornata.

Chiaramente parla degli esploratori e mercanti portoghesi e cita la descrizione del tè fatta dall’olandese Jan Huygen van Linschoten che arrivò ad incuriosire la Compagnia delle Indie orientali olandese.

Racconta che il primo a parlare della cerimonia del tè giapponese, lo Cha No Yu, fu il portoghese Luís Almeida. Poi parla del gesuita Alessandro Valignano che fu nominato visitatore generale delle Indie orientali dalla Compagnia di Gesù e si dedicò principalmente al Giappone.

Il tè in Europa

L’autrice poi inizia a parlare di quando il tè arriva in Europa e scrive di ogni singolo Paese, Italia compresa. Peccato che non venga menzionato il tè nella cultura Valdese, forse perché è un particolare storico conosciuto solo localmente nel territorio delle valli torinesi, eppure è un particolare storico importante perché si evince, come nel XIX, in quella zona venisse bevuto anche dalla popolazione.

Parla della storia del tè in Inghilterra, del tè bevuto nelle corti e dalla borghesia, visto il prezzo elevato della bevanda fino a diventare bevanda del popolo. Tratta anche l’argomento della porcellana sia cinese che europea e delle famose scatole porta tè.

Affronta, dedicandoci quasi 6 pagine, all’argomento dell’oppio in cambio del tè e dà il giusto spazio a Robert Fortune.

Il colonialismo inglese, il tè vittoriano e il tè in America

Linda Reali affronta anche il tema del colonialismo inglese in India. Quindi parla dei fratelli Bruce che iniziarono la coltivazione del tè nell’Assam e della coltivazione nel Darjeeling grazie alle piante introdotte da Robert Fortune.

Grazie all’autrice scopro un pezzo di storia che ignoravo completamente e casualmente si tratta di un italiano. Dico casualmente perché io invece conosco un pezzo di storia del tè in Italia che i più non conoscono.
Si tratta di un italiano, Louis Mandelli, che fu manager di una piantagione di tè nel Darjeeling. Per la sua storia dovrete comprare il libro.

Descrive anche la vita nelle piantagioni di tè in India, come fece, con tanta oggettività lo scrittore inglese Alan Macfarlane nel suo libro “L’oro verde” che lei cita in un capito.

I Clipper

Parla delle piantagioni di tè in Africa e un bella parte è dedicata, giustamente, al tè di Ceylon e del tè nel periodo vittoriano ovvero della nascita dell’Afternoon tea e dell’High tea. Tratta l’argomento delle rivolte dei “coolies” (una parola di origine indù, probabilmente del tamil kuil), ovvero i salariati, nell’Assam, di Gandhi e della nascita delle fabbriche del tè.

Non poteva non parlare dei tea clipper, del Boston Tea Party, del tè freddo e del tè in bustine. Affronta anche la problematica del cambiamento climatico e chiude parlando dei benefici del tè e della febbre del Matcha.

Conclusioni

Quello che posso dire che penso che sia un libro per tutti e non solo per gli appassionati del tè perché ci fa conoscere una storia, come dice il sottotitolo “di monaci, mercanti, regine e avventurieri” che conobbero questa bevanda millenaria, che scrissero su di esso, affrontarono guerre per possederlo, firmarono accordi di pace per poterlo bere, lo coltivarono, sottomisero etnie. Credo che per tutte queste ragioni il tè meriti più rispetto da parte del produttore e consumatore finale.

Grazie Linda Reali per aver trattato tutti gli argomenti che ruotano intorno al tè e chiedo scusa se recensisco il libro a un anno di distanza. Con sincera ammirazione per il lavoro da lei svolto. Io per sapere tutto quello che lei ha scritto in italiano ho dovuto, come lei ben saprà e ha fatto, leggerlo nei testi in inglese perché purtroppo la letteratura storica, in italiano, sul tè è veramente poca.

Barbara
06 dicembre 2020
#Tèmozioniamoci #ViaggioIntornoAlTè

PS: per chi ama la storia consiglio anche il libro, uscito anni prima, di Livio Zanini “La via del tè”

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