Oggi ho il piacere di ospitare di nuovo Nada con questo suo articolo. Se volete leggere l’altro è Un tè con Jali – Il tè senegalese e
Tè autunnale
Dell’estate non ci interessa più. Che il mare si agiti, che piova e tiri vento, che il cielo diventi grigio, che le scuole si riaprano, che le pesche e i pomodori non abbiano più sapore. Che si faccia il cambio di stagione.
Siamo in autunno e quello che ci interessa è preparare un deciso tè autunnale. Per fortuna sono stata previdente e ho comprato una tovaglietta a forma di foglia. Il foliage è praticamente la carta d’identità di questa stagione. Farò seguire tutto il corredo classico dell’autunno o almeno tutto quello che mi trovo a portata di mano. Dalla mia collezione di teiere e tazze scelgo quelle che mi paiono più intonate. Dalla fruttiera prendo cachi – o bisognerebbe chiamarli loti?- melograni e mele. Mi fermo qui, perché uva, castagne e noci, che pure ci starebbero bene, sarebbero un’esagerazione. Dal giardino prendo tutto il resto.
Anche il mio giardino nel suo piccolo, (14 x 6 ?) si sta vestendo di autunno e concorre al foliage con l’abbondante vite americana che ricopre uno dei lati lunghi, con le prime piccole arance – ma non cresceranno più di tanto è risaputo – che si vanno colorando, con le margherite gialle che ho scoperto essere la fioritura dei bitorzoluti topinambur che sono le loro radici. Chi l’avrebbe mai sospettato che tanta grazia in superficie celasse tante sgraziate forme sotto terra! Brutti e buoni i topinambur? Sarà, a me non è che piacciano tanto, né mi verrebbe mai in mente di combinarli con un raffinato o anche rustico tè. Raccolgo rami di edera che peraltro presenta dei decorativi grappoli di piccole bacche violette, recido qualche margherita dimenticando le nascoste magagne. E il gioco, o il portafiori, autunnale è fatto.
Dal mio repertorio, per dire la verità non molto ampio, di ricette dolci scelgo lo strudel che fa profumo d’autunno e in più mi ritrovo nel frigo la pasta sfoglia già pronta, mi mancherà all’ultimo minuto l’uvetta, ma da navigata chef che ha dato da mangiare per anni a una numerosa famiglia con annessi, non perderò certo la testa e saprò come rimediare.
E il tè? Mi pare di sentir dire dal più preparato dei lettori. Non l’ho certo dimenticato né tanto meno trascurato. L’ho solo serbato per ultimo perché è veramente buono, basta solo il nome: Rosa del Giappone.
Nada
3 novembre 2019
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