Se, per assurdo, sulla mia carta d’identità dovesse comparire la voce “tè distintivo”, probabilmente scriverei il nome Ya Bao perché, di tutti quelli che finora ho conosciuto, forse è quello che meglio mi rappresenta caratterialmente. Voi lo conoscevate? Avete già avuto l’onore di assaporarlo? In ogni caso, vediamo insieme di cosa si tratta e perché mi ci rispecchi così tanto. Alla fine, come da prassi, una degustazione tutta per noi!
Lo Ya Bao è riconoscibile già a prima vista in quanto… non è composto da foglie (e nemmeno da rami)! Di cosa è fatto allora? Senz’altro ve lo starete domandando. Semplicemente potremmo dire che le foglie ci sono ma non si vedono: il tè Ya Bao viene infatti raccolto nelle pianure dello Yunnan durante la stagione invernale, generalmente tra Febbraio inoltrato e Marzo, prelevando da esemplari selvatici di Camellia Sinensis (varietà Zheng He) le gemme laterali dei rami. Quello che osserveremo, pertanto, saranno le infiorescenze ancora chiuse, sigillate per proteggere le tenere foglie dal freddo e ricoperte da una sottile peluria, quasi a volersi ammantare di una calda coperta.

La lavorazione dello Ya Bao avviene in modo del tutto identico a quella effettuata per i tè bianchi: esso viene pertanto raccolto, lasciato appassire e, successivamente essiccato. Nondimeno, in questo caso abbiamo la possibilità di conservare il tè per un lasso di tempo molto più lungo rispetto agli altri appartenenti alla medesima categoria: tale capacità è dovuta al fatto che si tratti di gemme ancora chiuse e, perciò, meno esposte al logorio del tempo, più “protette”, per così dire, nonché in grado di conservare il loro aroma molto più a lungo. A tale proposito, il tè in questione si è giustamente guadagnato il soprannome di “pu-erh bianco”: se conservato adeguatamente, infatti, esso saprà ricompensarci evolvendo il proprio sapore nel tempo e regalandoci un’esperienza sempre diversa!
Dopo avervi dato qualche informazione essenziale potrei subito approssimarmi alla degustazione ma, prima di iniziare, cosa ne dite di fare un ripassino? Barbara, poco tempo fa, aveva scritto un articolo bellissimo riguardo allo Yunnan, la “culla del tè”, luogo dal quale proviene anche lo Ya Bao: vi invito pertanto a consultarlo cliccando qui. Avete letto? Bene, ora finalmente possiamo accostarci in modo consapevole alla tazza che ci regala questo tè unico nel suo genere e, perché no, forse anche un po’ “eccentrico”!
Nome: Ya Bao.
Tipologia: tè bianco.
Provenienza: Yunnan, Cina.
Data di raccolta: 2018.
Metodo d’infusione: orientale, 10 infusioni di 26;30;35;40;45;50;55;60;65;70 sec. in 110ml di acqua a 92°C utilizzando 6g di foglie.
Degustazione:

I germogli si presentano ancora perfettamente chiusi, compatti, non danneggiati e ricoperti di un sottile strato di lanuggine argentea. Il colore, bianco panna tendente al giallo ma con sfumature rosate, fa da sfondo ad un odore sommesso di muschio secco e fieno.
Procedendo con il numero delle infusioni, a mano a mano i germogli si dischiudono leggermente senza mai aprirsi completamente ma rivelando, allo stesso tempo, i vari strati di cui sono composti i quali donano all’aspetto cromatico una sfumatura rosata e dorata più accentuata. All’olfatto si presentano note legnose, al contempo dolci, un ricordo di liquirizia affiancato da una scia speziata, pungente e persistente.

Perfettamente limpido e lucente, il liquore presenta inizialmente una tonalità canarina con riflessi cristallini per poi cangiare, a partire dalla quinta infusione, in sfumature tendenti all’argento rosato.
L’aroma che si libera dalla superficie increspata del tè colpisce l’odorato con un odore marcato di noce moscata alla quale sottende una nota floreale tipica dei fiori di tiglio. Con il progredire delle infusioni, inoltre, quest’ultima prenderà il sopravvento sulla prima.
Al palato, coerentemente con quanto annunciato dal suo profumo, il liquore invade la bocca con un sentore immediato di macis, senape e noce moscata che, tuttavia, si evolve presto nella dolcezza sommessa delle mandorle amare, della liquirizia e dell’amaretto, gusto che andrà scemando a partire dalla quarta infusione. Sempre, in una lunga persistenza, permane una delicata sapidità affumicata e salina.
Dalla consistenza mediamente viscosa, il tè non presenta alcuna astringenza quanto, invece, una leggera acidità di fondo che non risulta affatto spiacevole ed aiuta a mitigare la forte personalità del liquore stesso.

Specchiarsi in una tazza di tè
Come ho già ripetuto più volte il tè, per quanto mi riguarda, è, tra le altre cose, un modo per conoscersi, un mezzo per esprimere e donare se’ stessi: pertanto anche io, nonostante un carattere segretamente introverso, mi sono sentito in dovere di “conoscerci meglio” e ho colto l’occasione per scrivere l’articolo in questione.
Arriviamo al dunque… perché ho detto che lo Ya Bao mi rispecchia appieno? Bianco: sì, avete capito bene, amo questo colore e tutte le sue sfumature, dal candore del cotone ai toni argentei della neve ed i germogli di cui stiamo parlando, nel tempo, maturano presentando un ampio spettro di tali varietà cromatiche. Nondimeno, se si trattasse soltanto del colore non avrei certo ardito di paragonarmi al tè in questione: c’è dell’altro…
Anche se con ogni probabilità talvolta posso apparire eccentrico e quasi “petulante”, in realtà prima di aprire il mio cuore completamente ad una persona impiego molto tempo, esattamente come fanno i germogli dello Ya Bao: non basta una singola infusione per sprigionarne l’aroma e disvelarne le foglie. Al contrario, i piccoli baccelli si schiudono lentamente a mano a mano che svuotiamo le nostre tazze domandando loro ancora un po’ di compagnia. Ecco, io sono proprio così, ho bisogno di trascorrere molto tempo con un individuo per instaurare un legame sincero.
In virtù del “muro” iniziale che erigo fra me ed il prossimo, quasi fosse una difesa, il mio temperamento può sembrare glaciale e, in alcuni casi, la mia sincerità ferisce le persone che mi stanno accanto: perciò, come accade per lo Ya Bao, affinché si possa esprimere tutto me stesso, rivelando la mia “dolcezza” nascosta, ho bisogno di calore umano, un tepore che possa sciogliere uno strato di ghiaccio esterno così come il caldo abbraccio dell’acqua è in grado di estrarre l’anima dai germogli del tè cullati in infusione.
Prima di passare alle conclusioni, permettetemi di fare un ringraziamento. Un particolare riconoscimento va a Katia, cara amica che, durante una gita fuori porta, avendo visto il luccichio nei miei occhi alla vista di uno Ya Bao in vendita, ha voluto ad ogni costo farmene dono, quasi sapendo decifrare il desiderio segreto che aleggiava nella mia mente. Per tutto questo, ancora una volta, grazie Katia!
Con la speranza di essermi avvicinato a voi ancora un poco, per quanto possibile, anche questa volta mi auguro che la lettura sia stata di vostro gradimento e, prima di lasciarvi con il nostro consueto “arrivederci” vi chiedo: voi avete un tè in cui vi rispecchiate in pieno? Se sì, quale? Sentitevi pure liberi di scrivercelo nei commenti, saremo felici di conoscervi meglio! Cosa aspettate? Coraggio, presentatevi!
Omar
22 marzo 2019
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