Il tè e la cultura giapponese e cinese

Viaggio intorno al tè vi porta alla scoperta della cultura cinese madre di quella giapponese

E’ da molto tempo che desideravo scrivere quest’articolo sulla cultura giapponese e cinese. Perché? Vi starete domando voi. Perché in questi anni ho visto

molte persone innamorate del Giappone, della sua cultura, senza conoscerne le sue origini e senza conoscerla veramente. Forse non sapete che tutto nasce in Cina.

Invenzioni e scienza

calligrafia cinese
inchiostro di china

L’inchiostro è un’invenzione cinese che risale a 4500 anni fa e allora si produceva il nerofumo. Mentre gli antichi Egizi cominciarono a usare l’inchiostro 3000 anni fa. Durante la dinastia Han (206 a.C – 220 d.C.) i cinesi inventarono anche l’inchiostro rosso, fabbricato con solfito di mercurio. Intorno al 400 d.C. i cinesi inventarono l’inchiostro di china, che gli inglesi chiamano inchiostro indiano. Dopo l’invenzione dell’inchiostro nero l’uso dell’inchiostro rosso fu riservato alla famiglia imperiale.

Sotto il periodo Tang (618-907) i cinesi inventarono la polvere da sparo ma si limitarono ad usarla per i fuochi d’artificio. Soltanto con la dinastia Song (960-1279) si fabbricarono granate a mano e venne usata per scopi bellici. Furono gli arabi, che commerciavano con i cinesi, a portare il segreto della “neve cinese”, il salnitro, in Occidente e furono i Saraceni ad utilizzarla per usi militari.

bussola cinese
bussola cinese

Anche la bussola è un’invenzione cinese ma veniva inizialmente utilizzata per l’orientazione dei templi. L’uso della bussola usata per la navigazione si attribuisce a navigatori arabi che navigavano tra Sumatra e Canton.

I cinesi inventarono la porcellana e la seta ed ecco l’articolo che ho scritto sulla porcellana.

Il mondo intorno alla carta

carta cinese
carta cinese

Carta

I primi fogli di carta erano di puri stracci ma man mano i cinesi raggiunsero la perfezione nella fabbricazione e insegnarono quest’arte agli Arabi nell’VIII secolo e gli Arabi la insegnarono all’Europa nel XIII secolo. Nel 1907 sir Aurel Stein riuscì a convincere i monaci taoisti a esaminare le “Grotte dei Mille Buddha di Mogao“, vicino a Dunhuang, nella provincia di Gansu, nel nord della Cina, lungo la Via della Seta. Nel 1035 d.c. la grotta fu murata e quando nel 1900 fu aperta trovarono all’interno rotoli manoscritti e fra questi il libro più antico stampato il “Sutra del diamante“. Qui trovate un video che parla della carta e dei caratteri cinesi.

carta rotolo cinese

Carte da gioco

Le carte da gioco furono inventate in Cina nel 969 e vennero importate dalla Cina in Europa verso la fine del XIV secolo. Sempre nel X secolo fu introdotta la stampa tabellare e una delle sue prime utilizzazioni fu la fabbricazione delle monete di carta. Nel 1297 Marco Polo descrisse con meraviglia il rispetto che avevano i Cinesi per questi curiosi pezzetti di carta. Gli europei impararono a farle solo nel 1656.

carte da gioco cinesi
carte da gioco cinesi

Caratteri mobili

Inventarono anche i caratteri mobili ma la presenza di quarantamila caratteri di scrittura resero la loro utilizzazione quasi impossibile per l’Estremo Oriente. Nel 1041 d.C. Pi Sheng aveva fabbricato caratteri mobili di terracotta ma l’invenzione aveva trovato scarsa utilizzazione.

Nel 1403 i Coreani fabbricarono i primi caratteri di metallo. I modelli vennero scolpiti nel legno duro e da essi si ricavavano forme con pasta di porcellana e in queste forme cotte al forno vennero fusi i caratteri metallici. L’imperatore coreano T’ai Tsung adottò subito questa invenzione considerandola un aiuto per la salvaguardia della civiltà e del governo e venne usata per due secoli stampando tantissimi libri.

Dalla Corea i caratteri mobili arrivarono in Giappone e in seguito in Europa dove Gutenberg innovò i materiali.

I cinesi usarono, durante il periodo Song, l’arte della stampa tabellare e durante questo periodo vennero stampati antologie di letteratura, dizionari e enciclopedie. Occasionalmente usavano i caratteri mobili fino a quando i mercanti e i missionari occidentali non diffusero in Oriente il metodo della tipografia europea. I caratteri mobili ritornarono in patria.

La ricerca della saggezza e la passione per la bellezza

La Cina è il paese della filosofia umanistica.
Un libro famoso è “Tao-Te-Ching” o ” Libro della Via e della Virtù” attribuito al filosofo Lao-tze, antecedente a Confucio. Tao significa la Via: talvolta ha il significato di La Via della Natura, a volte di La via taoista del vivere con saggezza. Letteralmente significa “la strada”.

La gentilezza delle parole crea fiducia.
La gentilezza di pensieri crea profondità.
La gentilezza nel donare crea amore.
Lao Tze

Lo spirito cinese è: ricerca della saggezza e passione per la bellezza. Con la ricerca della saggezza s’intende lo sviluppo dell’individuo e all’ordine sociale. Per passione per la bellezza s’intende abbellire gli oggetti e gli strumenti della vita quotidiana. Queste concezioni di vita esistettero fino a quando la Cina non fu influenzata dall’Occidente.

Tessuti, metalli, giada, pietre dure, arte della lacca

Durante la dinastia Song gli artigiani cinesi, nella fabbricazione dei tessuti e nella lavorazione dei metalli, nel taglio della giada e delle pietre dure, raggiunsero un grado di perfezione che non venne mai più superato. Mentre nella scultura del legno e dell’avorio furono superati soltanto dai loro allievi giapponesi.
I mobili erano disegnati in una varietà di forme strane e i gioielli non erano numerosi ma di fattura meravigliosa. I ventagli erano di piume di bambù, di carta o di seta dipinta.

L’arte della lacca ebbe origine in Cina e giunse alla sua massima perfezione in Giappone. La lacca è il prodotto naturale di un albero originario della Cina che ora viene coltivato dai Giapponesi con molta cura. In pratica viene utilizzata la sua linfa ricavata dal tronco e poi lavorata e applicata su fogli di legno, metallo e porcellana.

La giada veniva utilizzata già 2500 a.C. come “pietra sonora”. La giada veniva tagliata a forma di pesce o altre forme e sospesa con una striscia di cuoio. Se la giada veniva tagliata bene quando veniva colpita emetteva un suono musicale che durava a lungo.

Inoltre, i cinesi erano abilissimi a lavorare il bronzo. Mentre con la scultura si limitarono a rappresentare i saggi buddisti o taoisti e gli animali.

I dipinti e la pittura cinese

I dipinti in Estremo Oriente non erano mai su tela ma furono affreschi murali come nel periodo dell’influenza buddhista. Solo successivamente si servirono della carta e spesso della seta e la sua fragilità abbreviava la vita del capolavoro. I cinesi provarono la tintura a olio ma la trovarono rozza mentre preferivano usare il pennello che utilizzavano per scrivere. Per i cinesi più che il colore era importante l’accuratezza delle linee; l’inchiostro e il pennello bastavano. Modelli di bella scrittura con pennello e inchiostro sono appesi alle pareti di case cinesi e giapponesi.

I cinesi preferiscono conservare gelosamente i dipinti su rotoli disposti l’uno di seguito all’altro in modo da formare un unico rotolo di carta o di seta e venivano “letti” come un manoscritto. Dipinti più piccoli venivano appesi alle pareti ma solo di rado incorniciati. Talvolta si usava il paravento per dipingere una serie di rappresentazioni.

pittura cinese wang-mian 1287
Pittura cinese

La pittura fiorì alla corte dei Tang (618-907), ma sono rimaste poche opere a causa dei saccheggi perpetuati dai Tartari nel 756 d.C. Durante il periodo Song (960-1279) i cinesi si appassionarono alla pittura.

La pittura cinese non si preoccupava del realismo, cercava di suggerire più che di descrivere; lasciava la “verità” alla scienza e si dedicava alla bellezza.

L’imperatore Hui Tsung, della dinastia Song amava disegnare uccelli e fiori.


La filosofia taoista e buddismo avevano insegnato alle persone, e quindi anche ai pittori, il sincero amore per la natura. Aveva insegnato loro che l’uomo e la natura sono una cosa sola nel fluire della vita, nei suoi mutamenti e nella unità: il significato di Tao, di Yin e Yang e dell’ideogramma tè.

La cultura cinese in Giappone

Il Giappone, fin dai tempi della preistoria ha preso in prestito la cultura cinese.

Sotto l’illuminato regno di Go-Daigo (893-930), il più grande degli imperatori posto sul trono dal clan Fujiwara, il Giappone continuò ad assimilare la cultura e il lusso della Cina che allora toccava l’apogeo sotto la dinastia dei Tang e cominciò a divenirne rivale.

La loro religione Buddista derivava da quella cinese, infatti il monaco Eisai andò fin in Cina, nel 1168 e 1187, per apprenderla e la introdusse in Giappone e prese il nome scuola Zen. Eisai introdusse anche il in polvere che aveva imparato a prepararlo dai monaci cinesi.

I giapponesi dal Regno di Mezzo presero anche: la cucina, la scrittura, la poesia, le vesti, gli sport, la musica, le arti, i giardini, le vesti. Persino le loro capitali, Kyoto e Nara, vennero costruite a imitazione della città cinese Ch’ang-an, che cambiò il nome in Xi’an durante il periodo Ming, conosciuta anche come Sian, e si trova nella provincia a Nord-occidentale di Shaanxi.

Il Giappone importò la cultura cinese, come oggi importa quella europea e americana, e la seppe trasformare con originalità.

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Buon #ViaggioIntornoAlTe #Tèmozioniamoci

Barbara
13 gennaio 2019

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youtube – Viaggio intorno al tè – Barbara Vola

* immagini reperite nel web con il solo scopo divulgativo.

veste ricamata in seta, cina, dinastia qing, xix secolo

Fonte: Will Durant “Storia della civiltà classica – L’estremo oriente”.
Foto da internet

13 pensieri su “Il tè e la cultura giapponese e cinese

  1. Complimenti Barbara, ho trovato l’argomento veramente interessante, ora ho compreso il motivo delle similitudini tra l’arte e la cultura cinese e quella giapponese, inoltre devo dire che dopo aver letto questo articolo non mi sento più tanto arrabbiata con i cinesi per quanto copiano i nostri prodotti, dopotutto, se non ho capito male, abbiamo iniziato noi a copiare loro. 🙂

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